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Julianne Moore, vado in crisi solo per mio marito

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Presentata a Roma la pellicola «Uomini e Donne»

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Il film «Uomini & Donne» di Bart Freundlich è interpretato dalla talentuosa Julianne Moore (tra l'altro moglie del regista) e sarà dal 27 ottobre nei cinema distribuito da Moviemax in 100 copie. La storia è quella di due coppie: Rebecca e Tom (Moore e il Duchovny di «X-File»), Tobey ed Elaine (Billy Crudup e Maggie Gyllenhaal), che in una effervescente New York vanno a caccia di un equilibrio continuo tra amore, amicizia, ironia, carriera e parcheggi a Manhattan. A minare le fragili fondamenta delle due coppie non mancano sedute di analisi, siti porno e forti tentazioni di dare una svolta diversa alla propria esistenza. «Il film fa soprattutto emergere quanto possano essere ridicoli gli uomini e come sia diverso il loro modo di pensare rispetto alle donne», ha detto ieri il regista, nella Casa del Cinema di Roma. «Tutti pensano che la vita di un'attrice sia solo glamour, ma io ho un privato molto normale, un marito e dei figli: è questo che conta realmente — ha aggiunto ieri la Moore —. Fin da quando io e Bart abbiamo lavorato ne "I segreti del cuore" ho trovato con lui una grande empatia perché ha subito capito di cosa avessi bisogno: oggi, al terzo film insieme, sul set ci capiamo al volo e ci veniamo incontro nelle difficoltà». La pellicola, il cui titolo originale è «Trust the man», rievoca il Woody Allen di «Io e Annie», per i suoi dialoghi sospesi tra politica, sesso e humour. Ma anche le gag del serial «Sex and the City». Non a caso, tra i temi di questo film, con il sottotitolo emblematico «Tutti dovrebbero venire...almeno una volta», il sesso resta centrale. In particolare Tom (Duchovny), che nel film è il marito di Rebecca (Moore), farebbe l'amore giorno e notte con la moglie. È un sex addicted capace di frequentare le surreali riunioni dell'associazione dei sesso dipendenti. La scelta di New York come location «era necessaria, è una città totalmente diversa da qualsiasi altra, anche se poi i temi raccontati sono universali — ha continuato la Moore —. Nei giorni che ricordano l'anniversario dell'11 settembre, New York resta un posto in cui la gente è unita e solidale. L'11 settembre ha svegliato i newyorkesi: per la prima volta non si sono sentiti sicuri. Si pensava che, per paura, molti sarebbero fuggiti, ma così non è stato», ha concluso l'attrice che dopo 13 anni torna in teatro: «a ottobre debutterò a Broadway in "The Vertical Hour" di David Hare. Ma, aldilà della carriera, c'è una sola cosa che conta per me, la famiglia». D. D.

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