Jesi, omaggio al Goethe librettista d'opera
L'autore del «Faust» non solo fu infatti sincero ammiratore dell'opera italiana e fervente promotore dell'opera tedesca, ma scrisse anche una ventina di libretti sia per opere che per "singspiel", che rappresentano una parte non trascurabile della sua variegata produzione letteraria. Per non dire poi di commedie, tragedie, balletti, pantomime e mascherate varie. Avvezzo sin da giovane allo studio del pianoforte e del violoncello, Goethe fu poi anche attore ed organizzatore treatrale, come dire che ebbe a conoscere bene e da vicino la variopinta (a dir poco) macchina dello spettacolo melodrammatico. Se ne è ricordato il Festival di Jesi, che sin nel nome si richiama doverosamente ai padri marchigiani della musica Pergolesi e Spontini ( Rossini ha già il suo altare pesarese), proponendo in lingua originale tedesca «Le avventure teatrali», una sorta di pastiche teatral-musicale che tra il 1791 (in un atto) ed il 1979 (in due atti) Goethe scrisse in collaborazione del cognato Vulpius, utilizzando e mettendo insieme nientemeno che «L'impresario in angustie» di Cimarosa e «L'impresario teatrale» di Mozart (non senza una capatina nel comico «Maestro di cappella» del "napoletano"). Se già gli originali si inserivano splendidamente in quella sorta di filone musicale che è l'opera in berlina (ovvero l'opera che ride di se stessa e dei suoi difetti), in Goethe l'operazione diventa una sorta di metateatro al quadrato (quello degli originali e quello della rilettura goethiana). In scena le traversie della compagnia di giro con le immancabili bizze delle sue primedonne, gli amori passeggeri, le invidie e i dispetti tra colleghi, le angustie dell'inefficente impresario, le crisi ispirative del bislacco librettista e del poco talentato maestro di musica. Il tutto tenuto insieme da testi goethiani, riflessioni sulla vita e sul teatro tratti da «La vocazione teatrale» di Wilhelm Meister, dal «Faust», dal «Viaggio in Italia» e dalle «Lettere», ed affidate all'estro attorale di Wolfram Kremer. L'Accademia dei Filarmonici era diretta con puntualità da Corrado Rovaris e tutte pregevoli si dimostravano le giovani voci, ma eccellente per fantasiosità e ricchezza di trovate si rivelava la regia di Italo Nunziata, che ambienta il lavoro negli spazi delle sale prove di un teatro. Altra chicca in programma (il 9 settembre) una pièce dalla biografia mozartians di Paolina Leopardi, sorella del poeta di Recanati, che delinea una sorta di implicito parallelo tra Wolfgang e Giacomo.