Dopo le liti Venezia sogna
Stessa cosa per le polemiche tra Venezia e la Festa del Cinema di Roma, divampate nei giorni scorsi ma stemperate da un coro di «Du' is megl' che uàn», due festival sono meglio di uno solo. Ieri, poi, conferenza stampa di Presidente della Biennale e direttore della Mostra, rispettivamente David Croff e Marco Müller, che hanno ribadito di non sentirsi in declino, bensì di star attraversando un momento di grande crescita. «Nessuna minaccia alla Mostra - ha detto Croff, che ha parlato di nuovi obiettivi - Tra le nostre priorità, abbiamo il nuovo Palazzo del Cinema e l'istituzione di un grande mercato. Senza il mercato, anche i grandi festival prima o poi chiudono i battenti». Ieri, il Lido, sembrava un villaggio vacanze. Arrivano i ministeriali, al seguito di Francesco Rutelli, ministro dei Beni culturali. E arrivano registi e attori. Primi fra tutti, Brian De Palma con il cast del suo «Black Dahlia» (che si pronuncia con la "a", malgrado tutti facciano gli inglesismi a sproposito e dicano «Dehlia», neppure fosse Delia Scala). È bello vedere il vecchio Brian, un po' spelacchiato, abbracciarsi davanti ai fotografi con la sua protagonista Scarlett Johansson, felice neppure fosse un regista di primo pelo. Lei, durante la lavorazione, si è fidanzata col suo partner sul set, l'attore Josh Hartnett. Ma i due, che pure hanno passato - secondo i bene informati - la notte insieme, tentano disperatamente di non farsi sorprendere. Farà almeno una foto con Scarlett, in passerella? «Certo, se la vedo» risponde Hartnett, diplomatico. Scarlett, una sorta di miniatura sexy di Grace Kelly del XXI secolo (è alta a stento un metro e sessanta), parla dei suoi impegni cinematografici diversissimi. Quasi con stupore. «È vero, ho fatto un fantasy come "The Island", poi sono saltata a Sofia, in Bulgaria, sul set dove De Palma ha ricostruito la Los Angeles anni '40 di "Black Dahlia", e quindi con Woody Allen per "Scoop". Ecco, passare da Brian, e dai suoi film noir, a quelli di un genio della comicità come Woody… bene, lo ammetto, è stato uno shock! - dice - non ci capivo più niente!» Paglietta alla Gene Kelly, l'autore del libro da cui è tratto il film, James Ellroy, scrittore da milioni di copie (e di dollari) ammette di essere emozionato per l'anteprima veneziana del film tratto dal suo libro. «Ho scritto "Black Dahlia" perché mia madre, quando ero bambino, fu stuprata ed uccisa in modo simile ad Elizabeth Short, l'aspirante attrice che nel '47 fu trovata tagliata in due nei dintorni di Los Angeles e quindi ribattezzata proprio "Black Dahlia". Per me, è stato un modo di uscire dall'incubo, e di esorcizzare le mie paure più antiche». Insomma, nella Venezia delle polemiche, della mondanità e dei lavoratori di Marghera minacciati di licenziamento (hanno potuto leggere un loro loro comunicato), si può parlare anche di cinema. E con dei geni della settima arte. A patto, talvolta, di non farsi sentire.