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Slevin, tante star per un grand guignol all'asiatica

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SI PERDE presto il conto dei morti ammazzati. Il sangue scorre a fiotti e la violenza percuote e dilaga come negli "harboiled" americani del Venti, così splendidamente trasfigurati da Hammet, e, di recente, in certi cruentissimi film asiatici. La storia, però, scritta da un noto sceneggiatore televisivo, Jason Smilovic, pur accettando tutti gli stilemi del thriller, e anche del "noir", si costruisce come un puzzle pieno di trabocchetti che si finge ripreso da «Intrigo internazionale» di Hitchcock, esplicitamente citato. Il protagonista, infatti, un giovanotto di nome Slevin, si trasferisce a New York in casa dell'amico Nick, che però non trova. Presto trova, invece, dei figuri che, credendolo Nick, gli rinfacciano dei debiti astronomici non tardando a coinvolgerlo in un susseguirsi frenetico di disavventure, con incarichi da killer via via attribuiti da due terribili boss fra loro rivali, che se non saprà stare ai patti, entrambi, per motivi opposti, lo vorranno morto. Si va avanti così. Con Slevin, che sembra di continuo una sfortunatissima vittima, con manovre oscure, anzi, oscurissime, alle sue spalle, fino a una rivelazione finale, morti quasi tutti, che ribalterà le sue intenzioni, del tutto estranee, nonostante i riferimenti apparenti, ai casi angoscianti in cui si dibatteva Cary Grant nel film di Hitchcock. Ha portato sullo schermo questo furbissimo groviglio un regista scozzese, Paul McGuigan, che agli ambienti della malavita aveva già dato rilievo truce in un film inglese di qualche anno fa, «Gangster No.1». Naturalmente ha dato ampio risalto all'azione, sempre affannosa e scandita da ritmi spesso mozzafiato, ma, per un verso, tenendo molte cose in sospeso, l'ha lasciata invadere da costanti ambiguità e, per un altro, puntando molto sui dialoghi non di rado maliziosi messi in bocca dallo sceneggiatore a quasi tutti i personaggi, ha insinuato tra il sangue e le stragi dell'intreccio delle note di umor nero spinte a volte fino al sarcasmo. Con un linguaggio che, pur rispettando il testo, tende, in molti punti, a rileggerlo anche con qualche ricerca figurativa avveniristica, dando ovviamente il massimo risalto a una interpretazione ricca di nomi famosi. I due boss rivali sono addirittura Morgan Freeman e Ben Kingsley, un misterioso killer è Bruce Willis. Come Slevin c'è il giovane ma già noto Josh Hartnett, capace di svelarsi solo all'ultimo. Alla figura femminile dà volto Lucy Liu («Charlie's Angels») che morirà ammazzata. Ma non sarà vero.

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