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«Non avrei mai pensato di separarmi» Vorrei interpretare Viale del Tramonto

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Nei giorni scorsi è tornata di scena al Teatro Romano di Spoleto, città a lei cara, per SpoletoEstate in un concerto con tre giovani tenori, Aldo Gallone, Giuseppe Talamo e Francesco Zingariello, per il progetto K3. Non contenta, si è anche esibita in un estemporaneo show (sopratutto di musica napoletana) per i detenuti del locale carcere, che le hanno tributato vere ovazioni. La Ricciarelli ha promesso loro un vero concerto, intorno a Natale. Come mai l'idea dei tenori? «È nata perchè mentre stavo alla Fattoria concessero a tre miei allievi tenori di venirmi a salutare e cantare per me. Quando sono tornata ho ricevuto richieste per cantare con loro: sono tre ragazzi molto seri e professionisti». Lei è tra le poche grandi della lirica ad incoraggiare i giovani... «È una dote naturale: da 15 anni brigo parecchio, perchè capisco che non c'è spazio per loro o sono stritolati subito. Bisogna dare loro la possibilità di crearsi un'esperienza. Non c'è molto in giro. È difficile entrare nei teatri, ma anche non restare schiacciati dal sistema "usa e getta". Oggi si va solo sui nomi e non si punta più sui giovani. Anche i concorsi fanno qualcosa, ma ci sono una marea di asiatici che fanno i pigliatutto: sono preparati ma non è solo la voce che conta in scena...». Cosa le ha lasciato l'esperienza della Fattoria? «Credo di averle provate quasi tutte nella vita: opera, cinema, tv, conduzione artistica, insegnamento. Se viene una proposta interessante non mi tiro mai indietro. Allora era un momento particolare: avevo voglia di sparire, stare senza telefono. Non volevo saperne del mondo reale. In quella situazione ti viene da dire cose diverse perchè vivi situazioni diverse. Forse sono apparsa una Katia più umana: sono stata come dovevo essere in condizioni del genere. Questa esperienza mi ha fatto capire soprattutto quanto sono brava a sopportare i disagi, a lavorare come un somaro. È bello sapere che ti adatti, che ce la fai. Viene fuori anche il carattere: quando ti arrabbi non pensi alla telecamera. Ma io sono una donna spontanea. Però non lo rifarei: per troppo tempo mi sono persa avvenimenti decisivi della nostra storia nazionale. Come l'elezione del Presidente della Repubblica». Lei ha fatto anche molta altra tv... «Le presenze in tv certo aiutano. Ma ci sono arrivata perchè ho sposato un uomo di spettacolo e non potevo farne a meno. Del resto oggi conviviamo con la tv, fa parte della nostra vita. Chi non ci va è solo perchè non è invitato...». Dopo il film di Pupi Avati farebbe ancora un film da protagonista? «Se ci sono proposte interessanti perchè no? Ora sto lavorando a una fiction per Raiuno con Ornella Muti che andrà in onda in ottobre. Si chiama "Domani è un altro giorno"». Anche lei ha vissuto il trauma di una separazione coniugale. Non le pare siano un po' troppe ormai? «Sì, sono davvero troppe statisticamente. Io non pensavo davvero di arrivarci dopo diciotto anni. Mi sembra di avere avuto una durata notevole. Del resto sono una donna che non vive nel compromesso. Mi è molto dispiaciuto. Credo che dipenda dal fatto che si passa troppo tempo senza parlare, senza capirsi e purtroppo la macchia d'olio si allarga. È anche il lavoro eccessivo a dividere. Personalmente conservo ancora nostalgia per il mio matrimonio. Ero innamorata ed avevo grande stima per Pippo». Torniamo alla lirica. Quali ritieni le grandi voci del secolo appena concluso? «Ho una grande passione per la Caballé mentre non ho conosciuto la Callas e non ho sentito la Tebaldi dal vivo. Ho anche adorato Leyla Gencer, grandissima. Tra gli uomini i tre tenori: Carreras che è stato mio compagno di canto e per tredici anni mio compagno di vita, Pavarotti per la splendida voce, Domingo per la grande professionalità». Tra i sogni nel cassetto? «Ho molti appuntamenti, concerti e registrazioni, ma sto covando il sogn

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