«Little Miss Sunshine»
Il successo della pellicola che ha debuttato nei cinema tre settimane fa, è andato in crescendo, con incassi, fino ad ora, di oltre 5 milioni di dollari e il balzo in avanti dello scorso weekend, nel quale è salita al 12mo posto del box office. Un risultato notevole considerando che i primi undici film in classifica erano almeno su 2000 schermi. La storia, con il passo del road movie, prende il via dal desiderio della piccola Olive (interpretata da una delle baby-attrici più richieste del momento, Abigail Breslin), occhialuta e sognatrice bimba di sette anni, di partecipare al concorso di bellezza californiano «Little Miss Sunshine». La bambina riceve il supporto compatto della famiglia composta dal padre Richard (Kinnear) moderno guru del management, convinto assertore di un programma in nove punti per diventare vincenti; la madre Sheryl (Collette), voce della ragione del gruppo; lo zio Frank (Steve Carell, già visto in «40 anni vergine»), gay scampato da poco a un tentativo di suicidio; il fratello Dwayne (Paul Dano), adolescente appassionato di Nietzsche e deciso ad entrare in un'accademia militare, e il nonno ribelle (Alan Arkin), vero punto di riferimento per la bambina. Tutti insieme decidono di accompagnare la piccola in California, attraversando in tre giorni l'America su uno scassato minivan giallo. Il viaggio farà esplodere le tensioni ma all'arrivo, la volontà ferrea di Olive, che si confronta con le regole e le assurdità del concorso, finisce per riunirli. Per Toni Collette «più che sulla gara il film è sul coraggio di essere veramente chi si vuole, di essere onesti con se stessi: è quella la scelta che ci rende veramente "belli" e che può essere d'ispirazione per gli altri». I due registi Jonathan Dayton e Valerie Faris, marito e moglie, sono al debutto sul grande schermo dopo una carriera come realizzatori di programmi televisivi e videoclip. Tra le loro preoccupazioni maggiori c'è stata il rendere nel modo più realistico possibile il mondo delle competizioni per bambine: «Quelle che si vedono sono vere aspiranti reginette, truccate e vestite dalle loro mamme - hanno spiegato i cineasti alla stampa americana - Si sono portate tutte il loro "equipaggiamento". È un gruppo di persone aspramente criticato e per questo molto guardingo e sensibile».