Carlo Mazzantini: «Costretto a nascondere il suo passato» Perfetti: «Tutti gli intellettuali hanno biografie scomode»
Con una lunga intervista in video dello scrittore che sta facendo sobbalzare la Germania. In cui spiega - anzi spiega poco - perché s'è deciso dopo sessant'anni a mettere in piazza «la vergogna» non solo di essere stato nazista, ma di essersi arruolato volontario nel braccio armato di Hitler, le SS. Una lunga, sincera confessione? L'acme logico di una campagna mediatica calibratissima nelle uscite, il tourbillon che tiene da giorni Günter Grass in prima pagina. Intanto il suo nuovo libro, l'autobiografia «Sfogliando la cipolla», è andata subito esaurita, pur non convincendo la critica. E si pensa già all'edizione tascabile che uscirà in un milione di copie, mentre i diritti di traduzione sono stati venduti a dodici Paesi. Il 4 settembre, poi, presentazione ufficiale in pompa magna del libro-choc. Congrua la location: uno dei templi dell'intellighentia di sinistra tedesca, il teatro del Berliner Ensemble, la compagnia fondata da Bertold Brecht, del quale peraltro ricorrono i 50 anni dalla morte. «Questo ricordo è rimasto a lungo sepolto dentro di me. Non so bene perché», racconta imperturbabile Grass in tv giustificando perché ha deciso di confessare solo adesso. Prova a spiegare un suo amico per la pelle, il regista Volker Schloendorff, che ha firmato la versione cinematografica del «Tamburo di latta»: «Perché ha messo in moto una macchina che ha ridotto in polvere il suo monumento? Una cosa del genere a un esperto di media come Grass non succede per caso». E se allora il romanziere coi baffi è maestro di comunicazione, che cosa c'è dietro un altro colpo di scena, quello che riaggiusta il tiro nientemento sul Papa? Ieri infatti Grass ha ritrattato che fosse Joseph Ratzinger il giovane incontrato nel '45, nel campo di prigionia americano, come aveva detto quando per la prima volta aveva alzato il coperchio sul proprio passato di SS. «Presumo, ma non sono affatto certo che quel Joseph fosse il futuro papa Benedetto XVI», ha sillabato Grass. E tirare in ballo il pontefice tedesco per la seconda volta è comunque voler alzare un polverone. Anche se padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, liquida la questione con poche parole: «Grass si autocommenta. In ogni caso ha ridimensionato quanto detto in precedenza». Ma insomma, chi è Gunter Grass, solo uno che sulla soglia degli 80 anni e nonostante il Nobel non trova di meglio che parlare a orologeria per farsi pubblicità? Dice la sua Carlo Mazzantini, l'autore di «A veder la bella morte», il romanzo, autobiografico, di uno che non ha mai nascosto, né ripudiato, d'essere stato tra i ragazzi di Salò. «Ha fatto bene a non rivelare in suo passato. Perché se Grass nel '59 quando ha pubblicato Il tamburo di latta avesse detto la verità al suo editore, il libro non sarebbe uscito, oppure sarebbe stato subito stroncato per quella militanza, sia pure di pochi mesi, nelle SS. Perché la Germania ha sempre voluto mettere una pietra sopra il nazismo e l'Olocausto. Sì, fece proprio bene Grass, perché così abbiamo potuto avere Il tamburo di latta e tutto quello che ha rappresentato nella coscienza critica del Paese. Insomma, gli è accaduto il contrario di quanto avvenne a me. Nell'85 tutti gli editori si rifiutarono di pubblicare il mio libro. Alla fine Giordano Bruno Guerri riuscì a convincere la Mondadori, e fu il successo che è stato. Che non servì, però, qualche anno dopo, a fare accettare la partecipazione al premio Campiello di un altro mio romanzo, Ognuno ha tanta storia. Così va il mondo. Gli scrittori in camicia nera non possono essere grandi scrittori. Lo possono diventare invece i trasformisti. Come negare che tutti gli intellettuali comunisti, quelli che davano lustro a Togliatti, non provenissero dalla classe culturale fascista? E del resto, in un'ideale enciclopedia della politica contemporanea italiana troveremmo due voci ricorrenti: fascismo e trasformismo». «Ciò non toglie che Grass sia un grande - precisa però Mazzantini - E che dopo tutte queste polemiche io comprerò la