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Arbore: «Catapultato per caso in tv»

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Quindi certo certissimo anzi probabile che sia Renzo Arbore. È solo un po' più stanco. E venerdì sarò nel Lazio al famoso castello di Santa Severa. Sono napoletano ma amo Roma e il Lazio». Un napoletano estroverso e disinvolto? «All'apparenza è così, ma sono anche timido e riservato. Raramente questa mia natura affiora quando faccio il lavoro quando lavoro come in questa tournée». Quando ha deciso di fare la televisione? «Non l'ho deciso io. Mi hanno scaraventato davanti alla televisione. Avevo scelto di fare la radio, molto più riservata. E poi la radio mi dava la facoltà di invecchiare senza dover rendere conto al pubblico. Invece "Speciale per voi", il mio primo programma fu un successo. E da allora diciamo che non mi hanno più fermato». Ma qual'è la buona televisione? «È quella che invita a cose egregie. E la mia non vuole essere presunzione. La televisione deve essere intrattenimento, informazione e divertimento. Insomma deve anche regalare qualche emozione». Le capita spesso di essere triste? «Certo, come disse Benigni anche Arbore ci ha le sue belle malinconie. Ma io Renzo quando sono triste non affliggo gli altri con tutte le mie sofferenze e i miei guai». Le fa paura morire? «Sì, la morte mi fa una paura terribile. È la terribile condanna che pende su tutti noi». È necessaria la tenacia per avere successo nella vita? «Più che tenacia è necessaria tanta tigna. Insomma come recita un vecchio proverbio "dai dai che pure il metallo si spezza"». Ed è così anche in amore? «Credo proprio di si. Le manca un figlio? «Che domanda, sì mi manca un figlio. Buonanotte Marzullo».

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