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Nina Kotova, la violoncellista da passerella

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..«Sono musicista. Ero già violoncellista in carriera quando ho fatto la mannequin». Parla l'avvenente russa Nina Kotova, formatasi a Mosca e poi in Usa, solista internazionale e direttrice artistica insieme con Frances Mayes del Tuscan Sun Festival di Cortona (5-20 agosto) fondato da suo marito, l'americano Barrett Wissman, che richiama nella cittadina toscana musicisti, poeti ed artisti di livello internazionale ormai da quattro anni e che ha un festival gemello in California. Lei è l'ennesima artista russo-americana innamorata dell'Italia: o degli italiani? «Trovo le donne italiane molto belle ed eleganti: gli uomini dai tratti regolari e perfetti sono soprattutto affascinanti, seducenti». Anche i musicisti? Al festival non ce n'è uno, a parte Antonio Pappano italo-inglese, direttore musicale dell'Orchestra di S.Cecilia. «Per Pappano io e mio marito nutriamo viva ammirazione: vedemmo per caso un documentario su di lui, così ricco di comunicativa con orchestrali e pubblico, poi lo incontrammo a Londra e nacque l'amicizia. È sempre presente al festival e spesso ci suggerisce nomi di artisti: il 15 suonerà con il fenomenale pianista cinese Lang Lang». D'accordo: ma lei, così slanciata, con la pelle di porcellana e il collo di cigno, ha studiato danza? «No: ma già a cinque anni i miei genitori mi portavano a vedere i balletti a teatro (il Bolscioi): la danza mi eccitava, saltavo sulla sedia e arrivavo a inginocchiarmi dinanzi ai ballerini». Allora abbiamo speranze di avere compagnie di balletto in questo Festival. Comunque lei ha avuto anche copertine da "Elle": che ricordi ha della vita in passerella, le pesavano le diete? «Mai fatte diete, amo mangiare bene, mi piace la qualità, adoro i sapori e penso che il cibo sia come l'arte: si deve gustarlo». Deve anche ciò a suo padre, oltre alla voce soavissima del suo violoncello? «Sì, mio padre Ivan Ivanovich Kotov, violoncellista, amava la cucina, lo ricordo sorridente ai fornelli, quando eravamo in Russia. E fu il primo a darmi lezioni, lo faceva con grande rigore e senza mai spaventarmi: suonai con lui nell'Orchestra Sinfonica di Mosca. Avevo 15 anni quando morì». Lei è una persona realizzata, anche come donna: ritiene che ciò incida nella musica, nella riuscita delle interpretazioni? «È importante per tutte le donne essere realizzate, ma la forza che ne scaturisce è necessaria specie nella musica classica, dove abbiamo faticato ad imporci. Vi sono settori, come la direzione d'orchestra, in cui il monopolio maschile è ancora fortissimo». I suoi concerti? «Il 10 eseguirò con Stéphane Devève musica da Mozart a Prokofiev, il 16 suonerò Rachmaninov con Lang Lang e il 18 Stravinsky e Shostakovich in trio col violinista Nikolaj Zneider e il pianista Alexander Kobrin».

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