Mica male quel sequel della «Butterfly»
Prima esecuzione al Festival Pucciniano di Torre del Lago
Proporre al vasto pubblico dei melomani il seguito di Madama Butterfly. Tutto giapponese: il librettista (Masahiko Shimada), il compositore (Shigeaki Saegusa), gli interpreti. Prima europea, in giapponese, in una cornice "classica" e fondamentalmente "conservatrice" come quella del Festival Pucciniano di Torre del Lago. Facile che scattasse il meccanismo del pregiudizio e che, a proposito dell'opera «Junior Butterfly», si parlasse di provocazione, di contaminazione, di scandalo. Gli elementi per farlo c'erano tutti. JB, figlio della gheisha Cio-cio-san, suicida per amore, e di Benjamin Pinkerton, il marinaio yankee che prima carezza e poi spezza le ali della tenera farfalla, cresce negli Usa, insieme al padre e alla bionda matrigna. Diventato uomo, viene inviato a Kobe dal governo degli Stati Uniti, con l'incarico di studiare la mentalità dei giapponesi e di riferire in merito. Anche perché cominciano a soffiare venti di guerra. Inevitabile che il "pipistrello" Junior (cittadino americano col cuore che palpita in nipponico) si innamori perdutamente di una fanciulla dagli occhi a mandorla: la bella Naomi. A colpi di "niente e nessuno ci fermerà", i due affrontano il destino. Con questi ingredienti, è indubbio, si può confezionare un fumettone kitsch, riempiendolo di contaminazioni ideologiche, musicali e psico-politicamente corrette. Però nessuno impedisce che l'eterna coppia "amore e morte" possa ancora generare frutti commestibili. E la prima di «Junior Butterfly» (si replica il 9 agosto) è stata un successo. Il "confronto" con l'originale è improponibile, d'accordo. Ma la musica è di buona fattura, talvolta tramata di echi pucciniani, talvolta tessuta di nuove suggestioni melodiche, con richiami sia alla tradizione occidentale sia alle liturgie zen; l'interpretazione è ricca di intensità e le qualità vocali dei cantanti sono notevoli. Piacevolmente stupito, il pubblico applaude con calore.