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Delude la prima hit dei discografici indipendenti

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Se la classifica, diciamo così, generalista, non offre da tempo spunti e novità, ci si aspettava di più dalla nuova compilazione, sempre a cura della Nielsen, sugli indipendenti, forse l'ultimo autentico guizzo di un mercato ormai asfittico. Gli "indipendenti" sono i discografici alternativi, spesso in aperta opposizione alla discografia ufficiale, allo strapotere delle majors e ai contenuti artistici esageratamente dipendenti nei confronti dei grandi mercati, principalmente quello americano, ma anche inglese o giapponese. Ai discografici indipendenti si rivolgono i nuovi artisti, coloro che non rientrano nei programmi delle grandi multinazionali e di conseguenza suscitano interesse presso quel pubblico che predilige artisti fuori dai canoni, magari ascoltati dal vivo. Era dunque più che lecito aspettarsi qualche novità dalla prima hit parade "indipendente", ottenuta mediante un campione di 275 punti vendita rappresentativi di negozi e catene specializzate, ipermercati con superficie di oltre 5.000 mq e negozi Media World. Ma a più di un mese dalla partenza della nuova classifica le novità sono state poche e non tutte di segno positivo. Anche questa settimana al primo e al secondo posto fra i singoli figurano Zero Assoluto, rispettivamente con «Sei parte di me» e «Svegliarsi la mattina», al n.4 Francesco (ex DJ) con «Non cado più», al n.5 Andrea Bocelli con «Ama, credi e vai», mentre scorrendo troviamo al n.9 i Modà con «Quello che non ti ho detto» e al n.10 Anna Tatangelo con «Colpo di fulmine». Come si vede prodotti sanremesi, mass-market, che francamente di indipendente hanno poco o nulla. Il discorso non cambia di molto fra gli album, dove troviamo i Negramaro piazzatissimi al n.2 con «Mentre tutto scorre», Anna Tatangelo al n.4 con «Ragazza di periferia», Andrea Bocelli al n.5 con «Amore». Peggio ancora nella hit compilation indipendenti, dove abbondano le varie «Hit mania estate 2006», «Hit mania champions 2006», «Hot latin 2006» e «Hit mania club dance vol.3», ecc. Dati che possono sembrare tranquillizzanti agli occhi dei discografici, non certo agli osservatori del costume o ai fautori del nuovo. Morale della favola: chi scarica musica non vuole il nuovo, cerca conferme, meglio se già omologate e un po' conformiste. L'unico dato "emergente" è rappresentato dal minor numero di artisti italiani, come dire si compra nei negozi italiano e si scarica straniero. Una questione di tracce web facilitate? È possibile. Ma intanto il settore televisivo vicino a certa musica di consumo lancia altri due segnali. Il primo riguarda la chiusura di «Top of the pops», la storica testata televisiva tradizionalmente legata ad mondo della hit parade. In Inghilterra la notizia ha fatto un certo rumore e l'improvvisa iniziativa non può non essere legata ad ulteriori valutazioni sulla presunta e ormai certa stanchezza del pubblico. L'altro trend negativo arriva dai dati d'ascolto del Festivalbar, lo storico appuntamento tv riservato alla musica di consumo. Le prime sei puntate del Festivalbar hanno ottenuto un ascolto medio del 10,4% contro il 15,5% dello scorso anno. Un genere, una musica, un format televisivo usurato, a cui non è servito l'apporto di Ilary Blasi e Cristina Chiabotto chiamate a condurre lo show. Ma per cambiare musica occorre avere coraggio. Ed è proprio quello a mancare.

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