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Annunciata una folla di dive da Sharon Stone alla Streep

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Dopo illazioni, supposizioni e voci di corridoio la grande manifestazione in programma dal 30 agosto al 9 settembre ha scoperto le carte e dichiarato i film in concorso e non. Seguendo una moda grafica che dura già da un po' le scritte del manifesto sono tutte rigorosamente in caratteri minuscoli (compresa la prima lettera della parola venezia), per il resto la Mostra si propone tutta al maiuscolo. L'obiettivo, dichiarato, del presidente della Biennale Davide Croff è di «superare se stessi», cioè la Mostra dello scorso anno, una delle meglio riuscite della storia della rassegna a detta di tutti. I film vengono da 27 diversi Paesi (nel 2005 erano 18), gli Stati Uniti con 13 pellicole, l'Italia con 10, il Giappone con 6, quelli più rappresentati. Sarà «un "non-festival", "autonomo", momento di rottura di equilibri cristallizzati dal conformismo, dall'interesse, dall'abitudine» con l'ambizioso obiettivo di «far meglio dello scorso anno» quando i suoi film hanno «dominato la stagione dei premi, in particolare con 23 nomination agli Oscar»: queste alcune delle considerazioni (alcune chiarissime, altre, per creare un po' di suspense, decisamente misteriose) del direttore Marco Müller e del presidente Croff, che ieri, in una affollata conferenza a Roma, hanno svelato titoli e strategie. Per fare meglio dello scorso anno le star (soprattutto quelle americane, si sa, lo star-system l'hanno inventato loro) si dovranno sprecare. E tanto ha promesso Müller. I fan a caccia di autografi potranno attendere al molo Sharon Stone, interprete di «Bobby» (regia di Emilio Estevez) insieme a Anthony Hopkins, Elijah Wood (il Frodo del «Signore degli anelli») Lindsay Lohan e Demi Moore, e Clive Owen, protagonista con Julianne Moore di «Children of Men» di Alfonso Cuaròn. Il film di apertura della Mostra, «The Black Dahlia» di Brian De Palma, porterà per la quarta volta a Venezia Scarlett Johansson; ci saranno anche Josh Hartnett e Hilary Swank. Da Hollywood arriveranno poi Meryl Streep e Anne Hathaway per «Il diavolo veste Prada», Sandra Bullock con «Infamous», Laura Dern e Jeremy Irons per «Inland Empire» di David Lynch, Ben Affleck e Adrien Brody con «Hollywoodland», Robert Downey Jr. e Sting, interprete e produttore di «A Guide to Recognizing Your Saints» e Spike Lee, autore del documentario sull'uragano Katrina «When the Leeves Broke». In mezzo a tanto affollamento appare evidente che proprio tutti non potevano starci. «Certo ci sono stati tanti film esclusi e non poteva andare diversamente», ha affermato Müller forse per confortare chi sperava in una pattuglia italiana ancora più numerosa. Certo è che in molti si attendevano Francesca Comencini tra gli autori dei film in concorso, che invece a Venezia sarà assente. Tra un mese la più blasonata rassegna cinematografica apre i battenti con l'unico obiettivo possibile, come la Ferrari di qualche tempo fa, di battere se stessa. Non sarà facile, ma i numeri ci sono tutti.

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