Gianna, gentile con grinta sul palco
Gianna Nannini sa come mantenersi in forma, navigando a vele spiegate tra tappe di un tour che da cinque mesi a questa parte le sta «rubando il tempo», giocando con una vita che le ricorda favole vecchio stampo e basata sul senso del contrasto. Quello che la traghetta dalle spiagge affollate del rock - al sapore di ritmi scatenati e di vita on the road - ai lidi poco frequentati suonati su cinque corde acustiche, con atmosfere melense e parole romantiche per condire il tutto. È contrasto, la condizione senza la quale la musica di Gianna Nannini non avrebbe ragion d'essere, a rafforzare la definizione che più le si addice: quella di essere una rockettara doc. Lei, classe 1956, segno Gemelli e origini senesi, fiera di sentirsi ancora una tifosa sfegatata della «contrada dell'Oca» della cittadina dove è nata - nonostante la precoce adozione milanese, città che l'ha ospitata per gli studi di pianoforte al Conservatorio - ieri sera ha fatto tappa a Cala di Volpe, Sardegna, per il consueto appuntamento con il concerto-cena di gala ospitato sulla spiaggia dell'hotel a pochi minuti da Porto Cervo. Le tappe di agosto, invece, vedranno tra i protagonisti anche il madrileno Enrique Iglesias. Ha cantato a squarciagola davanti a centinaia di persone sfoderando i cavalli di battaglia. Da «Grazie» a «Meravigliosa creatura», passando per «Io», «America», «I maschi», «Fotoromanza», «Babbino». Sarà stato il «metodo Pilates» a passarle la grinta necessaria. Più che una ginnastica, il Pilates è una tecnica di rilassamento mentale e fisico. Un piccolo vizio che la Nannini si concede una volta a settimana e che, come lei stessa ha confessato, le ha «ingentilito» le corde vocali dandole la carica necessaria per affrontare la tournée; sarà stata l'atmosfera frizzante di una Costa Smeralda in forma smagliante, tutta stoffe di seta e perle preziose a darle l'energia per catapultarla sul palco e farle affrontare oltre centoventi minuti di live con grinta, stile ed energia insperate. Alle spalle, la ragazza con il pallino della lirica e del rock si è lasciata mesi e mesi di tour, la trasferta in Germania (dove pure ha fatto breccia) di due giorni fa e il viaggio, che nolente o volente l'aspetta oggi, verso la sabbia della Sicilia. A impreziosire il tutto, nel live di ieri sera, ci hanno pensato i Soling String di Carlo Fava. Una vecchia conoscenza, un'antica collaborazione con il quartetto d'archi che è riuscito a tenerle testa anche al live di qualche settimana fa, quello «pop», (nel senso di «popolare») che si è tenuto a Fiesta Rock, Capannelle. A darle man forte, infine, è stato un pubblico tanto elitario quanto scatenato. I battimano non si sono fatti attendere. Se lo ricordano in tanti, quel disco d'esordio che, più che essere un album era piuttosto una firma di un'esperta autodidatta, intitolato semplicemente «Gianna Nannini» e datato 1976. E c'è stato chi, preso dall'euforia e immerso in un ambiente «a lume di candela», ha pensato bene di piazzarsi sotto il palco un attimo dopo il dessert, per accompagnare con la voce una delle migliori tradizioni della musica italiana. Quella, inconfondibile, della Nannini.