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Tormento nell'era del dopo-muro

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CINEMA italiano a Berlino. Dieci anni dopo la caduta del Muro. La Germania è unita, ma la divisione di prima ha lasciato molti segni. Anche roventi. Susanne, così, la protagonista, ai tempi della Repubblica Democratica, è stata arrestata dalla STASI, la temibile polizia segreta di allora. Con l'aggravante di aver saputo che, a denunciarla, era stata addirittura suo marito, e che anche suo padre, di origine italiana, era stato agente di quella polizia, scoprendo da ultimo, che ne aveva fatto parte persino sua madre, difatti, probabilmente per questo, finita a un certo momento suicida. La strada di Susanne, sempre alla ricerca di quel passato, non tarda a incrociarsi con quella di Andreas, anche lui ex agente e anche lui responsabile dei tanti suoi guai. L'ha appena incontrato, però, che assiste alla sua uccisione da parte di un giovane prostituto italiano che si era illuso di essere amato da lui e non solo desiderato sessualmente. Si impegnerà perciò a salvare il ragazzo dal giudizio che l'attende portandolo in salvo in Austria. Il finale, però, sarà drammatico. Ha costruito questa storia Pasquale Marrazzo di cui si ricorderà quel suo film sul disagio giovanile che si intitolava «Asuddelsole». Anche qui c'è lo stesso disagio, a carico del prostituto italiano, ma il nucleo dal quale tutto si dipana è dato, quasi con tocchi di «giallo», dal tormento, dalle scoperte e dalle decise rivolte della protagonista alle prese con n passato di cui intende verificare tutti i risvolti, anche quelli che le faranno più male. Si segue la sua ricerca, ben alternata con i casi disperati dei due italiani giovani (con il ragazzo c'è una coetanea, prostituta anche lei), si arriva con metodo al susseguirsi delle sue scoperte sempre più dolorose, fino a quel suo incontro-scontro con Andreas che vedrà uccidere quasi come una punizione per il male che le ha fatto. Affidati a dei modi di rappresentazione spesso addirittura secchi, in più momenti quasi con il gusto di un documento che si vuol fare cronaca. Evitando, anche nei momenti più tesi, qualsiasi indulgenza al patetico. Sostenuto il tutto dalla salda interpretazione della tedesca Gabrielle Scharnitzky nel personaggio di Susanne. Non dimentico, però, nelle vesti del padre, al suo fianco, il nostro grande Arnoldo Foà, che recita come se vivesse. E viceversa.

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