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Lo scrittore aveva 78 anni

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Addio a Stanislao Nievo, romanziere, regista e poeta. Indagava nei misteri della realtà

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I funerali si svolgeranno domani nella chiesa capitolina di san Roberto Bellarminio in piazza Ungheria. Nato a Milano nel 1928, della sua vita sino al debutto come narratore si sa quello che ha raccontato: «Ho visitato 90 paesi nel mondo. Sono passato per terre desolate e tumultuose, finendo anche davanti al plotone di esecuzione e scampandola per un soffio. Ho sostato nelle prigioni tropicali e attraversato altrettante guerriglie tra Asia e Africa». Giornalista (anche per Il Tempo), regista, scrittore, poeta, fotografo e tra i fondatori del Wwf, già da studente di Scienze Biologiche partì per una spedizione scientifica per la facoltà di Zoologia della Sapienza, a caccia dei resti di un continente scomparso, Lemuria. Anche l'idea dei Parchi letterari, oggi diffusi in ogni regione e per i quali ottenne il sostegno Unesco e della Ue, nata dopo che andò a fuoco il Castello di Coloredo del suo prozio Ippolito Nievo, veniva dalla ricerca di un tale rapporto e nella fiducia nell'anima dei luoghi. All'avo, autore delle «Confessioni di un italiano», lo lega l'esordio letterario col «Prato in fondo al mare» che, grazie al super-Campiello, gli dona immediata fama. Nel libro indaga sulla fine del prozio, misteriosamente naufragato a poca distanza da Capri e di cui non si ebbe mai precisa notizia. Nell'opera di Nievo, soprattutto nelle prime, emergono felici risultati di esplorazione, in bilico tra realismo e surrealismo, con una venatura di fantastico. Lo testimoniano i racconti di «Il padrone della notte», il romanzo «Aurora», «Le isole del paradiso». E ancora, «Il palazzo del silenzio» (1987), le poesie «Canto di pietra» (1987), «La balena azzurra» (1989), fino a «Le tre anime» scritto con Umberto Di Grazia e Mario Bruschi (1999) e a «Gli ultimi cavalieri dell'Apocalisse», scritto con Enzo Pennetta (2004).

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