Parte da Jesolo il Summer Tour dell'ex Lunapop
Non sono i Lunapop, ma gli otto affiatati musicisti che accompagnano Cesare Cremonini (nella foto) nel Summer Tour 2006 in partenza questa sera da Jesolo. Si scopre cantautore, ma sogna di finire con una band. «Mi manca nella fase creativa - spiega Cremonini - mi piacerebbe condividere con qualcuno il momento della scrittura». Tra le prossime tappe Rimini (14 luglio), Benevento (15), Lecce (27), Senise (29). Cosa prevede il nuovo allestimento? «Teatro e rock insieme. Sarà un concerto energico pensato per mettere in risalto l'energia del pubblico. In scaletta ci sono almeno 15 singoli che conoscono e hanno voglia di cantare. Alla potenza ritmica e sonora e all'effetto luci di un tour elettrico si affianca la parte intimista emersa nel tour teatrale con momenti acustici che prevedono strumenti come l'armonica o la fisarmonica, ma se nel tour precedente era la parola al centro dello show, ora emerge il fisico, il Freddy Mercury che è in me». Che effetto le fa cantare un brano come «50 special» scritto all'età di 17 anni? «Mi fa sorridere. Per i ricordi, per la sua ingenuità. Sono passati quasi 10 anni, ora non la scriverei, non fa più parte della mia vita, non direi più frasi come "la scuola non va", ma quando vedo l'entusiasmo del pubblico, la canto con tutta l'anima. La gioia che mi dà è lo stimolo più grande, non odio le mie canzoni, magari non le ascolto su disco, ma mi piace suonarle dal vivo». Ogni età ha la sua canzone? «Se io cambio, cambiano anche le mie canzoni. È la musica a seguire la vita, non il contrario. Ci sono cantautori quarantenni o cinquantenni che parlano di amori in spiaggia come se fossero degli adolescenti e trovata la chiave del successo l'hanno sfruttata, ripetendosi per vent' anni. A me non interessa essere ruffiano con il pubblico solo per garantirmi il successo. Non ho mai pensato di scrivere hit a tavolino, neppure all'epoca dei Lunapop. Sono contento della coerenza che mi ha portato fin qui, anche se sono consapevole di essere solo all'inizio della carriera e la montagna è ancora alta da scalare». Soddisfatto del tragitto compiuto? «Per tutto il periodo del mio primo disco solista, sentirmi presentare come Cesare Cremonini mi faceva un certo effetto. Ora sento di essere tornato ad essere leader di una band e l'affiatamento è perfetto. Il progetto Lunapop è finito in modo brusco e inaspettato, un'autodistruzione che mi ha dato solo un'infinita tristezza. Sono grato a Ballo per avermi seguito con grande umiltà e intelligenza. La mia è una generazione fortunata nella sfiga che ha, perché il vuoto che c'è adesso è un vuoto da riempire. Un vuoto di credo, in cui si annaspa, si fatica, ma che apre dei varchi possibili. Sarebbe bello che la mia generazione si svegliasse per capire qual è la direzione da seguire».