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Keith Richard in gran forma dopo l'operazione al cervello

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Il signor Michael Philip Jagger, ad esempio, vive magnificamente i suoi 62 anni: si porta a spasso gli amici di una vita, suoi coetanei, e incassa qualcosa come 170 milioni di dollari a tournée. Mantiene un fisicaccio asciutto, corroborato da iniezioni di ghiandole di scimmia, e supportato da quattro ore di ginnastica quotidiane. La sua chioma da rocker sbarazzino è, pochi lo sanno, il prodotto di bulbi capilliferi impiantati da quaranta diverse persone "donatrici". Secondo lo scrittore Martin Amis, è di sicuro «il miliardario meno sedentario del pianeta». Keith Richards, suo sodale dai tempi dell'asilo, è all'apparenza più sbattutello: da decenni mantiene la pessima abitudine di scolarsi due bottiglie al giorno di bourbon, e la sua lingua è blu inchiostro. Si sottopone periodicamente a ricambi totali di sangue, e si sospetta sia immortale: quarant'anni fa, durante un concerto a Sacramento, volò letteralmente in aria dopo aver subito uno shock elettrico. Chiamarono il prete per l'estrema unzione, lui tre giorni dopo era di nuovo sul palco. Nel '98 si sparse la voce che fosse caduto da una scala mentre cercava un libro dalla sua biblioteca, e il tour europeo fu rinviato. Più o meno quello che è accaduto quest'anno: dopo aver suonato in tre continenti, i Rolling Stones si concessero un break prima di affrontare l'Europa. Keith e l'altro chitarrista Ron Wood si rifugiarono con le famiglie in un villaggio vacanze alle isole Fiji, e lì accadde il fattaccio. Secondo quella che è ormai una leggenda clandestina del rock'n'roll, Wood avrebbe sparato all'amico, facendogli un buco in testa, non per qualche dissapore, ma perchè il Jack Daniels a litri qualche effetto lo produce: tant'è che il 59enne Ron ha trascorso quest'ultimo mese in una clinica britannica per la disintossicazione dall'alcool. La versione ufficiale dell'incidente vuole invece che Richards sia caduto da una palma dove si era arrampicato per cogliere un cocco da offrire agli amici. Cranio spiaccicato, lunga degenza in Nuova Zelanda, paziente intrasportabile, carriera a rischio, show annullati. Fino a oggi. La macchina rock dei Rolling riparte infatti da San Siro, con il "Bigger Bang Tour" pronto a invadere 21 città del Vecchio Continente. Ieri i quattro - la pelle grinzosa come quella dei velociraptor preistorici - si sono brevemente concessi alla stampa mondiale per un glorioso cazzeggio collettivo. A chi gli chiedeva conto della sua salute, Keith borbottava: «Sto benone, non vedo l'ora di ricominciare, mi sono riposato per sei settimane in ospedale, pure troppo per un'operazione al cervello!». E intanto ciondolava come se gli avessero estratto la spina dorsale, pareva un misirizzi da bancarella estiva. La maglietta con su disegnato lo scheletro amplificava l'effetto. Pensava di morire? «Sono rimasto sorpreso anch'io per quello che è successo. È stato come un lungo sogno». Ma se gli si domanda cosa significhi a questo punto il successo, dopo quasi mezzo secolo sulla strada, ti risponde che «è l'opportunità di continuare», e pare quasi crederci quando sottolinea che «è un miracolo» che nuove generazioni vengano ad applaudire gli Stones, mentre loro fanno esperimenti per invecchiare. Da bravo bucaniere, si prenderà una settimana a settembre per vedere se davvero potrà interpretare il ruolo del padre di Johnny Depp nel seguito della «Maledizione della prima luna», e intanto incalza Jagger al suo fianco che nega di avere piani per un prossimo disco, dopo il successo di pubblico e critica per l'ultimo «A bigger bang». «Magari proviamo a scrivere qualcosa mentre siamo in giro, no?», propone Keith. Ma l'altro è un maestro di cerimonie, come lo freghi? Nell'82, il giorno dopo la vittoria azzurra al Mundial spagnolo, gli Stones suonarono a Torino: sul palco li presentò Claudio Gentile e Jagger arrivò con bandiera tricolore e maglietta di Pablito Rossi. Stavolta niente, pare, nonostante la rinnovata nomea di amuleti, (come nota anche Wood: «Siamo dei portafortuna, ogni volta che suoniamo qui la

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