Spoleto 2006
Ma la scoperta non è ancora compiuta quasi ottant'anni dopo, se nel 2006 Spoleto da una parte e Siena dall' altra propongono due prime esecuzioni di melodrammi vivaldiani: «Ercole sul Termodonte» e «Atenaide». Al Festival di Spoleto, l'americano Alan Curtis resuscita ora al Caio Melisso, la "romana" Ercole sul Termodonte concepita nel gennaio 1723 per il Teatro Capranica. Un'opera dimenticata di cui Alfredo Casella segnalava solo 4 arie e di cui altre pagine sono state riscoperte a Parigi dove erano conservate sotto l'anagramma di Ercole "Creole". Il libretto di Bussani si richiama all'ultima fatica di Ercole e contrappone il mondo maschile (maschilista?) dell'eroico semidio ellenico a quello femminile delle Amazzoni. La contrapposizione tra gineceo e androceo è evidenziata nel discutibile allestimento spoletino, non solo dalle poppe al vento delle eroiche guerriere, ma anche dai mozzi falli rampanti eretti quasi divinità su piedistelli marmorei per non dire di un Ercole ignudo come un verme, statuario e esibizionista. Roba da spiaggia nudista o da Gay pride, come se non vi fossero mezzi migliori per fare notizia. La regia di John Pascoe fa quel che può e dal cervello della cacciatrice Diana fuoriesce l'intervento oracolare risolutore. Nella esecuzione della partitura, arricchita di un paio di piacevoli arie di paragone e di alcune pagine di effetto, si danno da fare Zachary Stains (Ercole), la giunonica regina delle amazzoni (Mary Ellen Nesi) e le sue compagne Ippolita e Martesia (Marina Bartoli e Laura Cherici) artefici delle nozze finali con i bellimbusti del seguito di Ercole. Eccellente la prova del Complesso barocco diretto da Curtis.