Il caldo dell'estate risveglia l'ironia di Montalbano-Camilleri
Nella prefazione al volume, Gianni Letta sottolinea la combattività degli scritti di Masi, a proposito delle difformi reazioni che nel mondo incontra la diffusione della nostra lingua: proprio dalle pagine del nostro giornale venne combattuta questa nobile battaglia di difesa, che fu anche «un ruvido graffiare sulle porte del potere», per dirla con Letta, perché i numerosi torti subiti, presso la Commissione Europea per fare un esempio, non accadano più nei riguardi di una lingua il cui significato culturale è innegabile. Tanta gente sostiene che per salvare la vita ci vuole ben altro che un racconto, e cioè la sintonia segreta e un po' misteriosa che si stabilisce fra autore e lettore. Questi quindici racconti dovuti ad alcuni fra i maggiori scrittori italiani, da Consolo a De Luca, dalla Maraini a Moni Ovadia, Fabrizia Ramondino fra gli altri, vogliono dimostrare il contrario in questa antologia che li ospita sotto un titolo con punto interrogativo finale, ma con convinzione: «Le storie della vita?» (Mavida, 14,50 euro). I quindici brani di racconto, in gran parte inediti, rispondono ad una esigenza primaria, come sottolinea Viviana Rosi nella prefazione, mentre le incisioni di Brunella, Forti, Lipartiti, Piazza e Stefanon dimostrano in fondo quanto di utile e positivo sussista in questa azione «curativa». Nell'anno 2006-2007 l'Unesco ha unito Roma e Torino come Capitale Mondiale del Libro. Di lì è partito il progetto «Leggere Roma», che ha riunito, in un entusiasta contributo, sette nostri scrittori che hanno ambientato un testo inedito nel luogo preferito della nostra città, per «Leggere Roma» (Fandango, 18 euro): Albinati e Lodoli, Magrelli e la Marzocco, Montefoschi e Trevi, fino a Valentino Zeichen, fiumano trapiantato con passione nella nostra città, ce la mettono tutta, e ne vien fuori una suggestiva antologia arricchita dalle foto di Casolaro, Jemolo, Mastrorillo Matteucci, Patriarca Pompili e Ragazzini. Un bel regalo a questa città in grande crescita, polo di attrazione di tutto il mondo: basta percorrerla e passeggiare... Questa volta Montalbano, alias Andrea Camilleri, non ha saputo resistere al fascino femminile di una ventenne, ed eccolo coinvolgerci in una nuova storia che si svolge in un torrido mese di agosto nella «sua» Vigata. C'è un delitto insolubile, non basta in alcuni frangenti la proverbiale capacità di intuizione, in questo «Vampa d'agosto» (Sellerio, 11 euro), ma tuttavia il testo è più complesso e ricco di problemi che non le altre opere di questo nostro maestro del giallo. Il personaggio non è più giovanissimo, ha 55 anni, e deve metterli in conto, soprattutto quando ha velleità così proibitive: conquistare una ventenne, bellissima come non bastasse. Per quel che può valere un giudizio personale, c'è da dire che questo libro di Maurizio Pistelli, «Un secolo di giallo» (Donzelli, 28 euro), è quanto mai utile e necessario, anche perché nessuno o quasi mai si era preso la briga di storicizzare un genere che da tempo è uscito dal ghetto della sottoletteratura, precisamente da quando la Mondadori, nel 1929 di antica memoria, dette corpo e vita ai famosi romanzi gialli, con quella copertina dal colore inconfondibile (un giallino in sintonia con i contenuti). L'uffializzazione del genere verrà dopo, ma ancora molto prima, a Philadelphia quando uscì «I delitti della rue Morgue» di Edgar Allan Poe, nel 1841, il giallo era di moda: da noi, ci volle nientemeno che Benedetto Croce per rivestire di nobiltà un genere così attraente. Un uomo si aggira con passo lento in un cimitero, fra le tombe: nel silenzio generale e nel dolente raccoglimento egli annota nomi e cognomi, concentrandosi sulle lastre marmoree, sulle foto, sulle date dolorose. Segna i nomi di una quindicina di defunti, poi parte a caccia