Da Balla a Fontana, l'astrattismo italiano si mette in mostra

Quello tracciato per la prima volta da grandi artisti come Giacomo Balla, Alberto Magnelli, Gino Severini, Enrico Prampolini è stato un percorso accidentato e irregolare che ha incontrato molti ostacoli nel paese dell'arte figurativa per eccellenza, nata da Giotto ed esaltata dal Rinascimento. E poi nel secondo dopoguerra basta ricordare la condanna di Palmiro Togliatti, segretario del Partito comunista, contro gli "scarabocchi" dell'arte astratta, con il conseguente isolamento di tutti gli astrattisti, durato parecchi anni. E come dimenticare lo scandalo suscitato dal primo apparire dei "sacchi" di Burri, contro cui si rivolsero perfino indignate interrogazioni parlamentari? Ora la mostra "Astrattismo italiano 1910-1970. La fiamma di cristallo: da Giacomo Balla a Lucio Fontana e…", che sarà allestita dal 30 giugno al 15 ottobre nelle sale del Museo Archeologico Nazionale di Chieti, ripercorrerà attraverso 57 opere di 43 artisti fra i più significativi del XX secolo sessant'anni di questo coinvolgente itinerario creativo con un arco cronologico che fino ad oggi nessuna esposizione ha mai coperto. Uno dei motivi di originalità della mostra, promossa dalla Regione Abruzzo, dalla Provincia e dal Comune di Chieti e organizzata dall'Associazione culturale Trifoglio, sta anche nel tentativo di far dialogare i capolavori di scultura arcaica e greco-romana custoditi nel Museo con le opere astratte di artisti del calibro di Balla, Boccioni, Severini, Prampolini, Magnelli, Licini, Soldati, Radice, Munari, Veronesi, Burri, Capogrossi, Fontana, Dorazio, Attardi, Perilli, Turcato, Afro, Vedova, Corpora, Schifano, Bonalumi, Biasi, solo per citarne alcuni. Come scrive in catalogo il curatore della mostra, Gabriele Simongini, nel Museo Archeologico Nazionale di Chieti «la potenza originaria, quasi archetipa e la magnetica arcaicità del Guerriero di Capestrano danno immagine a valori di purezza in qualche modo primordiale che sono anche la meta contemporanea di parecchi artisti informali: come non pensare al gruppo "Origine" di Burri e Capogrossi? Del resto, su un altro versante, l'aspirazione a una misura classica rinnovata è poi la linfa di quasi tutto l'astrattismo italiano, soprattutto di quello degli anni Trenta e suscita quindi tante riflessioni l'accostamento nello stesso museo dei quadri di Magnelli, Reggiani o Soldati, solo per fare tre nomi, alla mirabile statuetta di Ercole Curino». Il panorama offerto dalla mostra è quasi completo anche se mancano un'opera degli anni Dieci di un pioniere dell'astrattismo come Magnelli e un maggior numero di quadri capaci di documentare la grande stagione degli anni Trenta. Simongini cerca anche di individuare una linea peculiare della pittura astratta italiana basata su una geometria mediterranea e sensuale, mai troppo fredda o concettuale, capace di fondere l'elemento modulare con l'espansione immaginativa del colore-luce. È un impegno critico non indifferente.