«Noi, poveri emigrati per amore dello show»
Professione: attori. Luogo di nascita: Catania. Luogo di Residenza: Roma. Due attori siciliani «emigrati» a Milano, ma che a Roma hanno messo radici, «conversano in Sicilia» sulla loro inestirpabile sicilianità… Fiorello: «Beppe Fiorello e Antonio Catania in…». Catania: «La Sicilia è rimasta nel vostro cuore?». F.: «Bel titolo e bella domanda: Antonio, la Sicilia è rimasta dentro il tuo cuore?». C.: «È una cosa strana che si scopre a poco a poco nel tempo. Per quanto uno può allontanarsene, alla fine c'è sempre anche solo la voglia di farne parte. Tu appartieni alla Sicilia come ad un circolo». F.: «È proprio vero. Incontrare un Siciliano all'estero è come incontrare un parente, qualcosa ci unisce». C.: «Forse è l'idea dell'isola a renderci isolani-isolati, "solitaire-solidaire", per dirla con Camus. E per noi Catanesi questo concetto è ancora più forte a causa dell'Etna». F.: «Io la mia terra la porto nel cuore senza coinvolgimenti nostalgici dovuti alla lontananza dalla famiglia. Ormai ci siamo tutti trasferiti a Roma e per giunta abitiamo nello stesso quartiere». C.: «La tua è proprio la "Famiglia" siciliana con la F maiuscola. Anche io, come te, mi sono trasferito dalla Sicilia, prima a Milano, la città che mi ha dato tutto, nel bene e nel male. Il mio primo approccio è stato disastroso e doloroso. Era il 1968 e avevo sedici anni. A scuola i pochi compagni che mi rivolgevano la parola mi chiamavano "Marocco". Fui addirittura respinto e costretto a cambiare istituto perché quel liceo non accettava i ripetenti. Altro che razzismo. Poi fu tutto più facile e riuscii ad inserirmi perfettamente. Fui ammesso all'Accademia d'Arte Drammatica Paolo Grassi e conseguii il relativo diploma. Poi l'Elfo e tutto il resto». F.: «Per me Milano è stata una città meravigliosa. L'ho amata e la amo moltissimo soprattutto per l'ordine, per il senso civico e civile che da noi non esiste. A Milano anche io ho iniziato la mia carriera che dal canto mi ha portato alla mia vera vocazione: la recitazione. Cinema, televisione, grandi ruoli e grandi registi… Quando mi sono trasferito a Roma mi sono sentito di nuovo a casa, in senso negativo: dove-parcheggi-parcheggi, a-che-ora-arrivi-arrivi…». C.: «A Catania allora impazzisci. Ma tu sei nato a Catania?». F.: «Io e i miei fratelli siamo nati a Catania, ma la mia famiglia si è trasferita ad Augusta dove siamo cresciuti. Là si vive una condizione ambientale disastrosa a causa degli impianti petrol-chimici che sono tra i più grandi d'Europa. Da ragazzo avevo un'immagine di Augusta poetica quanto grottesca. Quando andavamo la sera a ballare a Catania, che per noi era la grande metropoli, e rientravamo a notte inoltrata, poco prima di entrare in città, ci apparivano quelle lucine meravigliose che, purtroppo, altro non erano che le luci delle ciminiere delle industrie "assassine". Nel nostro immaginario Augusta era una piccola New York». C.: «Anche io ho un ricordo legato alla luce e a Acireale. Ricordo che mio padre andava spesso a pesca subacquea con un amico e mi lasciava accanto alla macchina ad aspettarli. Una volta rimasi lì ore ed ore fino a che si fece buio. Impaurito e preoccupato decisi infine di accendere i fari della macchina per farmi e far loro luce. Grazie alla mia intuizione i due sub, che si erano persi, riuscirono a tornare a casa sani e salvi». F.: «Mio padre purtroppo è morto giovanissimo e non ha avuto il tempo di riconoscersi in noi figli. Dico riconoscersi perché era un artista, aveva una voce meravigliosa, oltre ad essere un bellissimo uomo. Purtroppo a quei tempi, per portare qualche soldo a casa, il solo modo era di arruolarsi e lui entrò nella Guardia di Finanza. Ma ancor prima, da giovanissimo, lavorava per le Ferrovie dello Stato. Metteva le traversine dei binari, un lavoro durissimo, sotto il sole infuocato della Sicilia. I suoi amici mi raccontano che i compagni di lavoro di mio padre raccoglievano cinque lire a testa e gliele davano dicendogli: "Tu riposa e canta per noi, per alleviare la nostra fatica"». C.: «Pensa c