A tavola i vip diventano più umani
Il protagonista, un giovane studente in Medicina, catapultato negli Stati Uniti in una sorta di on the road, incontra il grande drammaturgo, che di lì a poco diventerà il suo «mentore, amico, padre, fratello». È un incontro denso, un rapporto in bilico tra la morbosità delle emozioni e un sentimento di profonda sincerità e rispetto. L'umanità si redime dal basso, con tutte le sue violenze, squallori, trasgressioni e solitudini, per giungere al più civile e nobile rapporto tra un giovane dal futuro tutto da vivere e un anziano in odore di eterno, qualunque esso sia. È l'America delle verità, della disperazione, di una sessualità estrema perché disperata e suggerita da una solitudine coatta. Ma questo libro è anche una testimonianza di demistificazione di un mondo che della finzione ha fatto esistenza reale, almeno all'apparenza mediatica: le personalità più prestigiose della cultura e dello spettacolo del secondo Novecento, diventano con Freddy Longo, vite reali di uomini e donne còlti nelle loro fragilità e intemperanze, nella loro straordinaria sensibilità ed egocentrismo, nel loro più profondo disagio esistenziale e narcisismo radicale. E avviene, durante la lettura di questo breve ma intenso volume, una specie di sortilegio, ovvero: la rappresentazione di una realtà «vera» diventa essa stessa rappresentazione. E il risultato è davvero potente. I personaggi realmente vissuti e presentati nella loro «nudità» caratteriale assumono nelle pagine del nostro autore la valenza di personaggi. Un esempio: alla morte di Vivien Leigh, Tennessee Williams, racconta al protagonista di essersi truccato e vestito come Blanche, uno dei cavalli di battaglia della Leigh, quasi «per chiederle scusa di non averla capita e amata come lei avrebbe meritato». Poi, resosi conto del gesto così bizzarro e patetico, si strucca sommariamente, e si presenta davanti ad Anna Magnani di cui era ospite a Roma, e questa, ridendo forte, così esplode: «Mi auguro che tu non faccia così dopo la mia morte, anche perché come imitatore fai schifo e poi io sono immortale, lo dovresti sapere!». Qui la Magnani, descritta nella sua quotidianità diventa, nella penna di Freddy Longo, personaggio, come molti altri, tra cui, solo per citarne alcuni, la Monroe, Bogart, Capote, Brando e Warhol.