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Il ruggito di Ligabue a San Siro

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Uno show a tutto volume: il 3 giugno si replica all'Olimpico

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L'interista Luciano Ligabue ha un feeling particolare con Milano: proprio la «Scala del calcio» è stata teatro del suo primo «tutto esaurito» in uno stadio. Era il 1997, l'anno del cd «Su e giù da un palco» che in questi giorni è diventato il primo disco live a rggiungere il milione di copie vendute. Anche ieri erano in 80 mila a ballare sul mondo: mischiati tra i fan c'erano l'imperatore di Sanremo Povia, il re di «Music Farm» Pago, Matt Bellamy dei Muse, Claudio Bisio e Claudia Gerini, accorsa ad ammirare il fidanzato Federico Zampaglione dei Tiromancino, che nel pomeriggio si sono esibiti con L'Aura e i Rio di Marco Ligabue. Lo show ricalca l'evento dello scorso settembre a Campovolo con la partecipazione di Mauro Pagani (apparso a sorpresa fra il pubblico sul finale di «Regalami il tuo sogno»), il gruppo degli esordi ClanDestino e quello attuale La Banda. Le differenze rispetto al live di Reggio Emilia sono il palco unico (gigantesco, incastonato fra due megascreen ad alta definizione e con due pedane che s'incrociano in mezzo alla folla) e soprattutto l'impressionante potenza del suono, con gli amplificatori a pompare musica a più di 300 mila watt. Partenza a razzo con La Banda: quattro chitarre indiavolate (Liga, Federico Poggipollini, Mel Previte e Niccolò Bossini) al servizio dell'ultimo cd «Nome e cognome» con «Il giorno dei giorni», «L'amore conta» («Altrochè se conta: grazie di essere qui», ha detto ai fan), «Happy Hour», «Le donne lo sanno» e il brano «È più forte di me», scelto dagli iscritti al sito Ligachannel.com, che in ogni live possono suggerire una canzone. Poi spazio ai suoni vintage di stampo britannico dei ClanDestino, che hanno dato fuoco alle polveri dei classici «Anime in plexiglass», «Marlon Brando è sempre lui», «Viva», «A che ora è la fine del mondo» e l'immancabile «Bar Mario». Il cambio della guardia sul palco fra le due band è stato scandito da un incontro ravvicinato fra il pubblico e Ligabue con l'inno pacifista «Il mio nome è mai più» in versione solitaria e acustica; mentre sui grandi schermi, scorrevano gli orrori delle 28 guerre che stanno devastando il mondo: dai 5 milioni e mezzo di vittime ai 450 bambini morti ogni giorno. La guerra in Iraq costa 177 milioni di dollari al giorno: con gli stessi soldi si sarebbero potuti costruire 70 ospedali e 700 scuole. Il concerto è tornato a ruggire sulle note di «Balliamo sul mondo», «Tra palco e realtà», «Certe notti» e «Libera nos a malo»; fino al gran finale di «Urlando contro il cielo» e «Leggero», che ha riunito sul palco Liga, Mauro Pagani, La Banda e i ClanDestino, tutti vestiti con giacche blu alla Elvis Presley. Ligabue sarà a Roma il 3 giugno (supporter: Tiromancino, Velvet e Rio): lo stadio Olimpico è già tutto esaurito.

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