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Il ritorno di Leo Bassi, clown d'arte contro l'oscurantismo

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Bassi, nato nel 1952 negli Stati Uniti, è discendente di una storica famiglia di comici vaganti con lontane origini italiane, e spagnolo d'adozione. Da tempo vicino al movimento no global, del clown da circo, quello che fa ridere soprattutto i bambini, Leo Bassi ha ben poco: «La comicità - dice - serve a distruggere qualcosa, sperando che dietro ci sia qualcosa di meglio, se il riso non destabilizza non vale nulla». Gli fa eco Dario Fo, intervenuto alla conferenza di presentazione della rassegna: «Ironia, sarcasmo, umorismo - dice il Nobel - sono il momento più intelligente dell'espressione umana». Con uno dei suoi spettacoli, "La rivelazione" dove, travestito da Papa Ratzinger, faceva l'elogio del laicismo, Bassi racconta di aver provocato le reazioni di gruppi dell'estrema destra cattolica spagnola: «Due mesi e mezzo fa, a Madrid - ricorda -, mi hanno messo una bomba con un chilo di esplosivo a pochi metri dal camerino. Per fortuna qualcuno se ne è accorto e l'ha disinnescata subito, ma poteva essere una strage». «In Spagna - afferma - c'è un ritorno dell'oscurantismo. Io divido gli animi come "Il Codice da Vinci" perchè parlo di libertà, mi scaglio contro il monoteismo come un missionario del laicismo». «Per non essere un buffone che si mette in ginocchio di fronte al potere - spiega - sento di dover prendere posizione sul monoteismo, tanto che mi sono scoperto agnostico». "Rivelazione", però, non sarà proposto a Milano «perchè troppo pensato per la realtà spagnola». Per il suo ritorno in Italia, dove ha vissuto negli anni 80 e da cui è scappato nel'92 «perchè - dice - c'era un clima tremendo, sentivo di non avere le forze sufficienti per combatterlo», Bassi presenta la piéce "Vendetta", che se la prende con il mondo dei marchi e della pubblicità. «È uno spettacolo in cui esprimo tutta la mia rabbia perchè a 18 anni mi avevano promesso un futuro favoloso e 35 anni dopo - dice - non è affatto così: qualcuno ha sbagliato e quello non sono io. Certo, la colpa è dei politici, ma anche della gente, del pubblico che si adegua a vivere esistenze più misere del necessario». Gli spettatori sono avvertiti.

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