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Dall'Uruguay sentimenti raccontati con intelligenza

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VISTO DAL CRITICO

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CINEMA dall'Uruguay. Ad opera di due coraggiosi (e intelligenti) registi, Juan Pablo Rebella e Pablo Soli, che si sono mossi in un contesto in cui non si sono realizzati neanche venti film nell'arco di quasi cento anni. Un linguaggio piano, quasi disadorno. Un'azione portata avanti più da gesti (pochi) e dagli stati d'animo (molti) che non dai fatti. Con immagini statiche, senza movimenti della macchina da presa, ritmi lenti, dialoghi essenziali con cui, però, si privilegia il silenzio. Più adatto delle parole a dare un senso ai rapporti fra i personaggi. Che sono soltanto tre: Jacobo, gestore di una fatiscente fabbrichetta di calzini, la sua fedele segretaria Marta, così puntuale e precisa da arrivare al mattino sempre qualche minuto prima dell'apertura della serranda, suo fratello Hermann anche lui fabbricante di calzini, ma da anni in Brasile dove gli affari gli vanno bene e che lo impegnano a tal segno da avergli impedito, l'anno prima, di tornare a Montevideo per assistere ai funerali della madre. Ci torna adesso, per l'anniversario, e Jacobo, per poterlo accogliere in casa, chiede a Marta di fingersi sua moglie e di coadiuvarlo non solo sul lavoro ma nel privato. Quella bugia è alla base dei pochi avvenimenti che seguono: una gita al mare, voluta dall'esuberanza di Hermann per rivedere i luoghi della loro infanzia, una sensazione di inattesa libertà per Marta, uscita per un momento dal grigiore della sua esistenza metodica, un'apertura quasi affettuosa di Hermann, verso il fratello che rimane invece chiuso e distante. Fino al ritorno alla vita di prima. Con una sola variante: che Marta, all'apertura della serranda, non arriverà puntuale. Silenzio su quello che, in seguito, potrà accadere. Il silenzio, appunto come cifra dominante. Anche nel disegno dei carattere, pur molto diversi l'uno dall'altro, anche nelle ragioni di certe reazioni, nell'indicazione dell'evolversi di quei rapporti sempre sospesi e, in più momenti, volutamente indefiniti. Con quelle immagini che, appunto, con la loro fissità, tendono a proporsi soprattutto come quadri staccati accogliendo al loro interno molto più la dinamica delle psicologie che non quella degli eventi. In cifre in cui il grigio sa vestirsi di colori segreti e si fa racconto. All'insegna della quotidianità più dimessa. I tre protagonisti naturalmente, li incontriamo per la prima volta, ma ci conquistano, ognuno, con il segno della verità.

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