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L'usuraio di Sorrentino divide e fa discutere

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APPLAUSI E CRITICHE A CANNES

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Un film difficile e dalla trama intrigante, prodotto da Fandango, Indigo e Medusa, e da ottobre nelle sale italiane. Il protagonista, Geremia de' Geremei (Giacomo Rizzo), è un usuraio dell'Agro Pontino, brutto, laido e perfido, ma è anche un filosofo dell'ultima ora, che cita letture del Reader's Digest e si sente amico di tutti, "un benefattore", come egli stesso si definisce, perché con i suoi soldi fa realizzare "alla gente i propri sogni". Di giorno, Geremia fa il sarto e vive con la madre obesa, ridotta a letto, con la quale intrattiene rapporti Morbosi. In realtà, Geremia è solo e presta i soldi per ricevere in cambio affetto. Braccio destro di Geremia è Gino (Fabrizio Bentivoglio), cow boy appassionato del country che sogna di trasferirsi prima o poi in Tennessee. Alla fine, persino un uomo avaro e disgustoso come Geremia cade nell'illusione dell'amore: la sua musa è Rosalba (Laura Chiatti), che per aiutare il padre a pagare l'esoso debito, servito per realizzare il suo matrimonio borghese, cede le sue grazie al mostro. Ma Geremia scoprirà che il mondo è pieno di gente cattiva, forse più di lui. «Spero che il mio film piaccia ma anche che divida e faccia discutere - ha detto ieri Sorrentino -. Il nome dell'usuraio è quello di un amministratore di condominio napoletano, dove vivevo. Il protagonista è un concentrato di bruttezze e di tutti i mali possibili, è un eccesso però è simile a tutti noi che cerchiamo di mostrarci buoni, ma solo in apparenza, perché nasciamo tutti cattivi e poi cerchiamo di diventare buoni "a tavolino". Geremia è un napoletano tipico, detestabile, ma fa di tutto per apparire simpatico ed è stato ideato pensando a Rizzo: una faccia anomala per il cinema italiano, che soffre della mancanza di volti estremi. Il mio è stato un tentativo di rappresentare lo squallore nel modo più estetizzante e appagante possibile. Ma è anche un omaggio a Fellini, il quale diceva spesso che "la bellezza alberga nello squallore" e in "Roma" ha costruito una galleria di mostri rendendoli però affascinanti. Raccontando la vita di un usuraio ho fatto emergere le degenerazioni di oggi: molte persone chiedono soldi, non per sopravvivenza, ma magari per sottoporsi ad operazioni di chirurgia estetica o per realizzare matrimoni borghesi». A Cannes, Giacomo Rizzo, a 67 anni, si sente «come un bambino su una giostra», che ricorda i suoi esordi: da "Il Decamerone" di Pasolini ai Decameroni di serie B degli anni '70 , «dove - ha ricordato - facevo scene orrende, mi vergognavo ma avevo bisogno di soldi. Poi ci fu il teatro con Missiroli, ma litigai con Strehler. Invece di fare "No stop" in tv, scelsi Cechov e Strindberg e andai da un usuraio: era meglio delle banche, non pretendeva garanzie e restituii tutto in un mese. Al contrario di Sorrentino, penso che tutti nascano buoni, ma si diventa cattivi perché costretti a vivere in brutte condizioni». L'altro film ieri in concorso a Cannes è stato "Indigenes" di Rachid Bouchareb, storia della mobilitazione delle truppe coloniali francesi del Nord Africa impegnate nella Seconda Guerra Mondiale a liberare l'Europa da nazismo e fascismo. Circa 290 mila soldati nordafricani, tra marocchini e algerini, andarono a liberare la Francia, che sentivano come la loro patria. Soldati francesi, quindi, buoni per dare il loro sangue, ma discriminati allora come ora: dopo l'indipendenza dei loro paesi nativi, la Francia ha infatti congelato le loro pensioni di guerra, creando reduci di serie A e B. Intanto, arrivo inaspettato per Sharon Stone che ha "riconquistato" la Monteè des Marches, in abito a fiori e spalle scoperte. La Stone, arrivata con un giorno di anticipo, ha assistito alla proiezione di gala di Marie Antoinette. E la Croisette non riesce a fare a meno neanche di Paris Hilton. L'ereditiera ha fatto la sua passerella col solito

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