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La fondazione che porta il nome dell'artista vuole trasferire nella Capitale i suoi archivi

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Modì e Roma, amore eterno

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Quella preziosa testimonianza della sua esistenza, accumulata con perizia, amore, pazienza e pure fortuna dai ricercatori, è la chiave di volta per conoscerlo e capire anche il senso del suo operato. Ecco perchè assume importanza la notizia che gli «Archives Legales Amedeo Modigliani» lasceranno la loro sede di Parigi per cercare a Roma una nuova collocazione. La conferma è arrivata ieri dalla Fondazione Amedeo Modigliani: Christian Parisot, presidente dell'Istituto Archivi Legali Modigliani di Parigi ha deciso di comune accordo con gli eredi del grande artista livornese, Jeanne Modigliani e Laure Modigliani Nechtschein, di trasferire nel nostro Paese gli oltre seimila documenti tra foto, manoscritti e stampe appartenuti a Modì. Si tratta di memorie della sua famiglia, dalle origini dei loro primi interessi in Toscana e in Sardegna fino al viaggio del 1906 a Parigi, esattamente cento anni fa, che segnò la svolta artistica di Amedeo contrassegnata dall'incontro con Picasso, Brancusi e altri. «Spero che questa sia la volta buona - ha esordito Christian Parisot - che si possa realmente trasferire qui questo prezioso archivio frutto di decenni di ricerca. L'Italia ha poche "case d'artista" fruibili con un centro di studi e Roma, in particolare, nonostante sia ricca di musei è troppo legata al passato. La presenza nella Capitale di "una casa Modigliani" creerebbe un fermento culturale artistico contemporaneo che in realtà manca». E poi da cosa nasce cosa: perché se si trova una sede adatta per gli archivi di Modigliani poi all'interno della stessa struttura si potrebbe pensare anche ad un museo. «Le premesse e le buone intenzioni ci sono tutte - spiega ancora Parisot - C'è entusiasmo per il progetto da parte del sindaco Walter Veltroni e segnali incoraggianti arrivano anche dal neo ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli». Il sindaco ha fatto pervenire una lettera in cui sottolinea la straordinarietà dell'evento. A partire da ieri, infatti, nella sede del Cam (Comitato Promotore Amedeo Modigliani) in piazza Capranica 95 sarà possibile visitare un primo nucleo di documenti. Tra questi l'impegno d'amore che Modigliani scrisse alla moglie Jeanne Hébuterne e poi cartoline e foto che testimoniano l'amore dell'artista per la Città Eterna. «Roma non è attorno a me, ma in me, simile a un gioiello terribile circondato da sette colline come da sette idee dominanti - scriveva Amedeo durante un suo viaggio nella capitale - Roma è la sfera in cui mi chiudo e in cui depongo i miei pensieri. II suo paesaggio tragico, le sue forme piene di bellezza e di armonia, tutto ciò mi appartiene, è nel mio pensiero e nel mio lavoro». In esposizione anche una serie di fotografie che ritraggono Amedeo insieme a Giovanni Fattori e la moglie (a testimonianza del fatto che Modigliani nasce macchiaiolo), a Montparnasse malato e squattrinato nel 1919 oppure insieme a Ricasso, Jacob e Rochè nel 1916. C'è pure un bel ritratto dell'infelice moglie Jeanne Hebùterne. Ragazzina, 16 anni, conosce l'affascinante Modì e scappa di casa perché i genitori, molto cattolici, non approvano l'unione con un artista ebreo sefardita. Quando dall'unione tra i due nasce una figlia Jeanne , la famiglia di lei non la vuole vedere. I due, senza un soldo, si trascinano in un'esistenza difficile. Il resto della storia è arcinoto: Modì, con il fisico compromesso e una seria malattia ai polmoni si spegne nel gennaio del 1920. Jeanne, incinta di nove mesi, in preda alla disperazione si getta dal settimo piano. L'ultima casa dove hanno vissuto è rimasta intatta per tantissimi anni. «L'ho visitata e fotografata - ricorda Parisot - il proprietario ha scrostato tutte le pareti nella speranza di trovare qualche disegno. Ma a parte qualche schizzo con il carboncino...». Tornando all'immagine di Jeanne colpisce un ciondolo sul collo: «Abbiamo scoperto che la Hébuterne realizzava i suoi gioielli e vestiti da sola - racconta ancora Pa

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