Pace e amore nel reggae giudaico di Matisyahu
Il ventiseienne ebreo ortodosso Matisyahu (traduzione ebrea del suo nome Matthew) ha rilanciato il reggae negli Stati Uniti con tre dischi in due anni: l'album d'esordio «Shake Off The Dust... Arise» del 2004, il cd dal vivo «Live At Stubb's» e il nuovo «Youth», che negli Usa ha venduto la cifra record, per un disco reggae oggi, di centomila copie alla settimana. Pubblicato a inizio maggio in Italia e presentato martedì sera con un concerto in un piccolo club di Milano, l'album «Youth» è un'elettrizzante fusione di giudaismo ortodosso e classici ritmi reggae, che ha dato vita al genere "hasidic reggae", cioè reggae hassidico. Nel live milanese Matisyahu si è mosso con uguale perizia fra spartiti reggae, esecuzioni degne dei migliori rapper (come nel travolgente assolo vocale di «Beat Box») e alcune impennate rock fra cui il brano «King Without A Crown», che l'ha rivelato al grande pubblico ai tempi del disco «Live At Stubb's» ed è stato riproposto come singolo nel cd «Youth». Ispirato dagli insegnamenti del rabbino americano Shlomo Carlebach, Matisyahu non è spinto da intenti politici: «Le mie canzoni parlano di pace - ha dichiarato recentemente - e sono rivolte soprattutto ai giovani, che nel testo di "Youth" definisco "il motore del mondo"». Eppure c'è chi, soprattutto all'interno della comunità nera, lo accusa di opportunismo, ponendo l'accento sul fatto che è diventato ricco e famoso grazie a un genere musicale come il reggae, che invece è da sempre simbolo di povertà e disperazione. Matisyahu rivendica il diritto di guadagnare tanti soldi: «L'importante è comportarsi sempre con onestà e impiegare queste risorse nel modo migliore: non mi vedrete mai al volante di una Ferrari; meglio spendere tutti quei soldi in beneficenza». Anche nel concerto di Milano il giovane artista indossava il suo tzitzit, un ornamento rituale che tutti gli ebrei portano durante la preghiera per ricordare i 613 precetti comandati da Dio nella Bibbia. Nato a Philadelphia e cresciuto a New York in una famiglia di ebrei progressisti e laici, Matthew Miller ha vissuto un'adolescenza da ribelle hippie; ma dopo la conversione in Matisyahu ha seguito le sue regole religiose senza sgarrare: non suona mai il venerdì notte, non mangia cibi proibiti nemmeno quando è in tour («Mi nutro solo di cibo kasher: piuttosto digiuno, ma per fortuna in Italia non è difficile trovarlo») e non esita a interrompere qualsiasi impegno per pregare. In più, non stringe la mano alle donne e non si esibisce con alcuni artisti: ha ignorato l'invito di Madonna al Seder di Pesach, la Pasqua ebraica, e ha rifiutato un duetto con Shakira, perche la tradizione ortodossa impedisce alle donne di cantare motivi secolari in pubblico.