DOPO LA PRIMA PROIEZIONE-FLOP A CANNES

La proiezione ufficiale ha confermato il giudizio della visione stampa. Meno di un minuto di applausi hanno accolto il film di Ron Howard, che durante la proiezione ha ricevuto anche qualche risata. Una reazione davvero rara per un film tanto atteso, in una proiezione ufficiale e con in sala quasi l'intero cast del film tratto bestseller di Dan Brown. In platea c'erano infatti il regista Ron Howard e quasi l'intero cast con Audrey Tautou, Paul Bettany, Tom Hanks e Ian McKellen, Alfred Molina e Jean Reno. Ron Howard ha realizzato una riproduzione molto fedele del best seller di Dan Brown e, forse, per questo, si è rivelata noiosa per la maggior parte delle migliaia di critici e giornalisti giunti sulla Croisette, che hanno potuto vedere il film in ben tre diverse proiezioni: due ieri e una la sera di martedì. Ed è probabile che sorprese non ne avranno nemmeno i lettori delle circa 50 milioni di copie vendute. La rivista "Variety" definisce "Il Codice Da Vinci" pesante, sinistro e letterale, ma di sicuro successo tra il pubblico, che lo attende nelle sale domani e solo in Italia sarà distribuito in 910 copie. Se è vero che nella proiezione di martedì sera, riservata ai critici, alcuni e soprattutto gli americani hanno ridacchiato nelle scene cruciali, Tom Hanks ha affermato di «non essere affatto preoccupato, perché in ogni caso il film sarà un successo», costato ben 125 milioni di dollari. In un'affollatissima conferenza stampa, avara di applausi, l'attore, affiancato dal regista e dal cast al completo, ieri a Cannes ha difeso il film, ripetendo che si tratta «di emotional fiction non di un trattato teologico. Non abbiamo realizzato un documentario e nessun film può modificare la cultura radicata nelle persone. Comunque preferisco chi conserva dei dubbi: è difficile sapere se Gesù fosse sposato, all'epoca, io non c'ero. Ma è bello immaginare. Non c'é codice che possa sostituire l'istinto. Ho vinto già due volte l'Oscar e certo non è questo il mio capolavoro: per vedere il prossimo, dovrete aspettare, ho acquisito i diritti di Scooby Doo III». L'attore inglese sir Ian Mc Kellen, gay dichiarato, che nel film Interpreta il professor Teabing, grande esperto del santo Graal, ha detto di credere in «tutto quello che c'é scritto nel libro e visti i problemi che la Chiesa ha con gli omosessuali, mi fa piacere aver contribuito a confermare che Cristo non era gay, ma si è sposato con la Maddalena e ha fatto pure una figlia». Per il regista Ron Howard, «anche il libro intrattiene a vari livelli e, come il film, può persino far sorridere. Mentre Dan Brown non si è fatto vedere alla conferenza, ma è apparso solo alla montee des marches, Audrey Tautou ha confessato ieri di "non aver mai visto una tale mobilitazione per un film, che non è americano nel senso peggiore del termine, ma si tratta invece di vero cinema». Ieri, è intanto apparso anche Vincent Cassel, primo uomo che fa da "madrino" a Cannes per la cerimonia di apertura e chiusura. Accanto, c'era la moglie, Monica Bellucci, già madrina a Cannes nel 2003, e stavolta unica giurata italiana. Come una star di altri tempi, avvolta da un abito nero, alti tacchi a spillo e doppio giro di collana, ha parlato di sé vicino ad altri giurati (Samuel Jackson, Tim Roth, Helena Bonham-Carter, in compagnia di Tim Burton e il presidente, il regista Wong Kar-Wai). «Il requisito più importante - ha detto - è per me tenere fede all'umiltà del giudizio. E pur venendo da una forte cultura cinematografica e amando le mie radici, penso che un buon film non ha bandiere. Ho lavorato in film importanti, ma la mia carriera è ancora corta e se non avessi fatto questo mestiere, farei la spettatrice, perché amo troppo la magia che si accende sullo schermo». Venti registi di diversa nazionalità hanno infne aperto ieri anche la sezione "Un Certain Regard" con "Paris, je t'aime", titolo di un film che è anche una dichiarazione d'amore alla capitale france