Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

«48 ore» sospeso ma Giannini jr. non se la prende

default_image

  • a
  • a
  • a

Un vero insuccesso per una costosissima fiction prodotta da Rizzoli che aveva nel cast anche Claudio Amendola e Claudia Gerini e che nelle puntate in video ha sistematicamente perso, persino contro le repliche de «Il commissario Montalbano» su Raiuno. Ma Adriano Giannini (nella foto), uno dei protagonisti nel ruolo di un singolare poliziotto, già nel cast della poco fortunata miniserie di Raiuno «Luisa di Sanfelice» dei fratelli Taviani e dell'altrettanto poco gradito remake del film «Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto», non avverte nessuna sensazione di sconfitta. Anzi, replica: «Il mio obbiettivo sono le coproduzioni cinematografiche internazionali. Non solo quelle americane, però. Credo profondamente nello sviluppo del cinema e della fiction europea a cui guardo con particolare attenzione. In questo contesto mi preparo alle riprese di una pellicola coprodotta da Italia Ungheria e Romania, tratta dal libro «La visita dell'arcivescovo» e dal titolo ancora provvisorio che potrebbe rifarsi a quello del testo scritto. Io e Stefania Rivi siamo gli unici attori italiani scelti. Si tratta di un film d'autore dai contenuti molto intensi con la regia di Kamondi. E tra i miei sogni nel cassetto c'è anche quello di poter un giorno lavorare con David Lince. Non avrei mai immaginato, da piccolo, di poter un giorno lavorare nel mondo dello spettacolo. A 18 anni, seppi che mia madre avrebbe firmato la regia di una pellicola. Desiderando una piccola indipendenza economica, le chiesi di assegnarmi un ruolo, sia pure di secondo piano. Feci l'aiuto operatore, ruolo che ho ricoperto per dieci anni. Una improvvisa curiosità per la recitazione mi ha successivamente spinto a valutare se fosse davvero il mestiere dell'attore ad attrarmi. L'iscrizione ad una scuola di teatro e le prime esperienze nel settore, mi hanno convinto che ero destinato a seguire, sia pure in maniera differente, le orme di mio padre. Un genitore per il quale io sono stato un figlio comune ed a cui ho chiesto consigli riservandomi poi di decidere secondo le mie personali inclinazioni. Ho avuto l'opportunità di lavorare due volte con mio padre. Ma confesso di avere un obbiettivo: passare un giorno dietro la macchina da presa. Per raccontare tematiche differenti da quelle attuali. Pur stimando molto Gabriele Muccino, amo atmosfere più misteriose ed intimistiche, rispetto all'indagine sociale e di costume, già da lui e da altri perfettamente realizzata. Da sempre diffido della lunga serialità, ma il poliziotto a cui sono stato chiamato a dare il volto era differente dallo standard comune, meno patinato ed inserito in atmosfere anni Settanta».

Dai blog