Tutti pazzi
per il Codice della discordia
Tanto che per riassumere le prese di posizione, le polemiche, i processi e le iniziative più bizzarre che hanno accompagnato e seguito l'uscita del best seller di Dan Brown e soprattutto l'annuncio e poi la vigilia dell'invasione planetaria del film diretto da Ron Howard e interpretato da Tom Hanks (in tutto il mondo uscirà venerdì 19 maggio) non basterebbero le circa 300 pagine del libro venduto in 46 milioni di copie. Proprio la pellicola, a riprova di come anche la Chiesa sia consapevole della ben diversa potenza di impatto sull'immaginario collettivo della settima arte (secondo un sondaggio di «Panorama» una persona su tre condivide la tesi di un Gesù sposato con la Maddalena e al cinema andranno almeno il doppio di quelli che hanno letto il libro), ha ridestato preoccupazioni e polemiche in un crescendo, punteggiato anche da qualche bizzarria, che ha trovato il suo culmine nella richiesta di boicottaggio del film anche da parte di esponenti di primo piano della Chiesa (come il predicatore della casa pontificia, padre Raniero Cantalamessa che, nell'omelia del 14 aprile, ha parlato dell' «uscita imminente di un certo film» e di Cristo venduto «non più ai capi del sinedrio per 30 denari, ma a editori e librai per miliardi di denari»). Ecco una sintesi, necessariamente incompleta, delle grandi e piccole controversie ed iniziative scatenate in particolare dal film che il 17, due giorni prima della sua uscita nel mondo, aprirà il 59mo Festival di Cannes. Opus Dei. Dopo aver sostenuto che il Codice «deforma l'immagine della Chiesa», l'Opera ha detto chiaramente di sperare che il film non citasse esplicitamente l'organizzazione cattolica pur ritenendo «un'opportunità» per fare chiarezza l'uscita della pellicola. Il sito della Prelatura, rinnovato, è stato visto da 3 milioni di utenti nel 2005. L'Opera ha chiesto alla Sony di "avvertire" gli spettatori del film nei titoli di testa che si tratta di un'opera di fantasia, ma non ne ha mai chiesto il boicottaggio. Il regista, Ron Howard, si è opposto alla richiesta. Anche un laico come Vittorio Messori è sceso in campo intervistando per il Corriere della Sera l'attuale capo dell'Opera, Javier Echevarria, per dimostrare le molte inesattezze contenute nel best seller di Brown. «Alla fine renderà più popolare la nostra organizzazione» ha detto l'alto prelato. Boicottaggio. Alcuni ecclesiastici propongono di disertare la proiezione, altri di ricorrere ai mezzi legali per contrastare gli oltraggi alla fede, altri di andare al cinema per poter meglio difendere le ragioni della Chiesa contro il Codice. Ma, come dimostrano le reazioni al sondaggio proposto dal quotidiano «Avvenire», i cattolici stessi sono divisi sul comportamento da tenere. Sono scesi in campo, tra gli altri, i vescovi di Inghilterra e Galles che chiedono ai produttori del film una dichiarazione in cui si dica che la pellicola è pura invenzione e la chiesa anglicana che ha aperto sul suo sito una sezione dedicata alle domande chiave sollevate dal film. La Conferenza episcopale messicana ha invece chiesto ai fedeli, in vista dell'uscita del film, di prepararsi «a parlare di Cristo dal punto di vista della verità». Il presidente del Pontificio consiglio per la cultura Paul Poupard ha osservato che il successo di fenomeni come il «Codice da Vinci» fa leva soprattutto «sull'ignoranza religiosa»: quindi l'impegno della Chiesa deve consistere principalmente in un «impegno all'educazione». Il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il culto, ha bocciato senza appello il film di Ron Howard, incitando i cristiani a ricorrere ai «mezzi legali» per difendere la propria fede. Il segretario della Congregazione per la dottrina della fede, mons. Angelo Amato, ha invitato a «disertare le sale». Molto critico anche padre Peter Gumpel, che ritiene libro e film «un attacco al cristianesimo nella sua totalità». Processi e Codici. Tra le stranezze va certamente segnalata l'idea del giudice dell'alta corte londinese che, assolvendo Brown dall