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Kertész ci spiega come l'umanità agisce a dispetto della Storia

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Ora, in collaborazione con Monica Mariotti pubblica «L'importanza del mostro» (Il Minotauro, 8 euro), che ha per sottotitolo Storia, identità e perché del serial killer, una figura sconcertante, un intrico all'interno di un processo mentale difficile da penetrare e capire. Questo saggio non trascura nessuna delle componenti di un identikit psicoclinico pieno di trabocchetti e di tabù. *** Nato nel 1929 a Budapest, deportato nel 1944 ad Auschwitz, Premio Nobel per la letteratura nel 2002, Imre Kertész è certamente uno dei massimi narratori del nostro tempo, autore di testi/chiave, uno per tutti «Essere senza destino» (1999). Eccolo ora nelle nostre librerie con un nuovo romanzo, «Kaddish per il bambino non nato» (Feltrinelli, 12 euro), ultimo tempo di una trilogia che risponde ad un lancinante interrogativo: possiamo continuare a vivere a dispetto dell'orrore della storia? Il protagonista del romanzo continua a negare di avere un figlio, vive la perdita e la deprivazione, e rappresenta una delle più inquietanti meditazioni sulla Shoah. Il tutto raccontato in una drammatica notte. *** Nadia Fusini, la più profonda e lucida interprete della vita e dell'opera di Virginia Woolf, torna sulla sua scrittrice prediletta con un testo biografico, «Possiedo la mia anima» (Mondadori, 17 euro, che coglie i punti terminali di una vita ormai alle soglie del suicidio, quando Virginia più volte provò a scrivere, non tanto un'autobiografia, quanto invece un percorso della memoria, in grado di far affiorare i tempi e le stagioni di una straordinaria vita interiore. Ma la sua vita era già tutta scritta nei personaggi e nel turbinio dei suoi romanzi. Tutto questo sorretto da una scrittura, quella della Fusina, che diventa avventura dell'anima in un perenne, tenace confronto. *** Torna in libreria Valentino Zeichen con una nuova silloge di poesie, con un titolo, «Neomarziale» (Mondadori, 9.40 euro), che potrebbe sembrare irriverente verso il grande maestro della satira antica, ma che invece riflette, come un gioco di specchi, la natura di questo nostro singolare poeta, elegante e antiretorico nella sua parvenza esibitoria, in possesso di una percezione della realtà che lo conduce, sempre e direttamente, verso l'immediatezza della parola, senza false cornici. Verità inscatolate e a lunga conservazione paiono ovvie affermazioni, e invece il tocco della poesia allo stato puro, fuori di ogni liricità rischiosa, tutto denuda e restituisce all'autenticità. *** Tullio De Mauro é uno dei nostri maggiori linguisti, a lui si debbono testi fondamentali per la ricerca e lo studio dei moduli espressivi che appartengono al nostro universo di comunicazione. Può sembrare perciò una sorpresa, quanto mai gradevole, questo testo, «Parole di giorni lontani» (Il Mulino, 10 euro), in cui l'autore si racconta bambino e poi in fase di crescita, nella Napoli degli anni Trenta/Quaranta, attorniato da fratelli e sorelle più grandi di lui: il tirocinio, lento e costruttivo, lo conduce direttamente verso quella passione per l'espressione e la parola, che diventa una vera e propria iniziazione, un rituale lento e progressivo, sotteso di fascinazione e di sorprese. *** Scrive Dacia Maraini nella postfazione di questo romanzo di Claudia Patuzzi, «La stanza di Garibaldi» (Manni, 18 euro): «È un atto di fiducia gloriosa nella memoria, non tanto turbinoso fiocco di neve, quanto "rete distesa" che raccoglie i pesci del pensiero, ne fa nutrimento per il presente e, dopo averli affumicati e distesi tra foglie profumate, li conserva come prezioso cibo per il futuro». È una efficace sintesi/immagine che riflette la figura di questo muto e solitario protagonista, Ghislain, che finisce per diventare il simbolo di una vita appartata come fonte di allegria e di fiducia estrema nel futuro.

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