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Beatles e Rolling, quanti guai

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Paul e soci perdono la causa con Apple Richards in ospedale, tournèe a rischio

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La quale Eva, peraltro, fosse ancora viva, avrebbe potuto rivendicare un sacrosanto diritto al copyright, soprattutto quello della mela morsicata, che campeggia bene in vista su svariati milioni di computers nel mondo, nella vertenza per il diritto all'uso del marchio del frutto proibito che ha visto contrapposti la Apple Computers e i detentori di un'altra mela famosa, i Beatles. I quali, alla fine degli anni '60 , crearono la Apple Corps, l'etichetta discografica che detiene i diritti delle loro canzoni, e che frutta a Paul McCartney, Ringo Starr, ed agli eredi di John Lennon e George Harrison svariati milioni di sterline all'anno in diritti d'autore. I due contendenti si sono ritrovati l'un contro l'altro armati nella rivendica giudiziaria all'uso del marchio nella musica, ed i favoriti dei bookmakers inglesi, cioè i Beatles, hanno perso la battaglia. I fatti: nel 1968 il quartetto di Liverpool decide di utilizzare una mela Granny Smith come logo per la propria casa di distribuzione. Nel 1976 anche Steve Jobs (grande ammiratore del gruppo) e Steve Wozniak, fondatori della Apple Computer, usano la mela come marchio per la loro ditta. Stilizzata, multicolore, morsicata, ma sempre mela è. I Beatles non apprezzano, e pretendono un risarcimento, che arriva nel 1981 con la modesta somma di 80.000 dollari e la promessa di non entrare mai nel mercato musicale. Passano gli anni ed il copione si ripete: nel 1989 la Apple Computer inventa un programma per la creazione e l'editing di file musicali, venendo meno a quanto pattuito. Nuova vertenza e nuovo accordo: nel 1991 la compagnia Steve Jobs è costretta a pagare 26 milioni di dollari e a stipulare una nuova serie di patti che ne impediscono l'ingresso nel mercato musicale. Si entra nel nuovo millennio, e la Apple inventa l'Ipod e Itunes Music, 14 milioni di lettori Mp3 venduti nel mondo e un miliardo di canzoni scaricate (a pagamento) dal ricco server musicale dell'azienda californiana. McCartney e soci (nel vero senso della parola) non la prendono bene e ricorrono all'Alta Corte di Londra che ieri, nella persona del giudice Edward Mann, paradossalmente appassionato di musica ed accanito utilizzatore di Ipod, ha emesso la sentenza che dà ragione alla casa di Cupertino. Accogliendo la linea di difesa degli avvocati di Jobs, Mann ha motivato la sentenza argomentando che Apple Computer «ha usato il marchio in relazione al software (iTunes) e non alla musica», e per un servizio la cui essenza consiste nella trasmissione di dati. «Di conseguenza - ha concluso - non può essere ritenuta colpevole di violazioni contrattuali o di legge». Come se non bastasse i Beatles devono anche pagare 2,7 milioni di euro di spese legali, che si rifaranno con un paio di settimane di royalties. I dietrologi hanno sospettato che in realtà i Beatles volessero negoziare a prezzi molto vantaggiosi l'inserimento delle loro canzoni nell'immenso archivio Itunes, ed una velata conferma è venuta dalle parole di Steve Jobs: «Abbiamo sempre amato i Beatles e ora speriamo di lavorare insieme per portare anche le loro canzoni su iTunes». Siccome piove sempre sul bagnato, Paul Mccartney, oltre alla sentenza sfavorevole s'è visto piombare fra capo e collo anche la fuga dal focolare domestico della giovane e turbolenta moglie, l'ex-modella Heather Mills, sposata quattro anni fa in Irlanda, che ha preso Beatrice, la piccola figlia della coppia, e se n'è andata a Brighton sbattendo la porta, manifestando peraltro la ferma intenzione di riprendere il suo vecchio lavoro. Il fatto che abbia da poco firmato un contratto con la MOT, un'agenzia londinese di modelle, depone a favore. Se i Beatles piangono, i Rolling Stones certo non ridono. E se la mela porta sfiga, anche il cocco bene non fa. Il sessantaduenne Keith Richards, insensibile alle evidenze anagrafiche, ha battuto violentemente la testa volando giù da una palma, nelle isole Fiji, mentre tentava di raccoglierne uno da offrire agli amici. Non pago, rivelano i

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