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Albertazzi: amo il cinema, non ricambiato

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Sono sempre stato e sono sempre innamorato. Ora ho una compagna meravigliosa che mi regala emozioni stupende». È nato a Fiesole da che tipo di famiglia? «Mio nonno era maestro muratore. Mio papa faceva il deviatore, deviava i treni delle Ferrovie dello Stato da una cabina con tante leve lungo la ferrovia, mia madre Casentinese. Un fratello più giovane che ora vive in America». Dove a vissuto la sua adolescenza? «Fino a diciotto anni in campagna. L'ultimo anno di guerra fui chiamato alle armi nella R.s.i. e nell'inverno del '45 ad Ancona fondai il primo teatro anarchico italiano. Rappresentammo tanti testi scritti da noi». E poi? «E poi un po' di vacanza. Un anno arrestato per collaborazionismo militare. Due anni di carcere e poi fui assolto». L'amore per il teatro? «Già c'era. Ripresi comunque a frequentare architettura e ricominciai a recitare. Dovevo fare l'architetto, ma le compagnie teatrali fiorentine mi volevano e io mi lasciavo scegliere deviando dal mio percorso». Anche lei come il suo papà fu un deviatore? «Sì, una consuetudine che mi si ripeterà spesso nel corso della mia lunga avventura umana ed artistica». E l'approdo a Roma? «Misi piede a Roma da alcuni miei parenti. Conosciuta Roma non ho voluto più abbandonarla». E il suo primo successo? «Era il 1948, con un'opera di Shakespeare per la regia di Luchino Visconti. Poi fondai e diressi la compagnia Proclemer Albertazzi. Una compagnia ed una coppia. Nasce l'amore per la stupenda Anna». E il cinema quando lo ha incontrato? «In quegli anni. Il cinema l'ho amato, ma sono stato poco riamato. Fui protagonista di un film di Alain Resnais "L'anno scorso a Marienbad", fui premiato con il Leone d'Oro alla ventiduesima mostra del cinema di Venezia. Ho anche scritto e diretto per il cinema». Ma quale è stato il suo più grande amore? «Soprattutto le donne e soprattutto il teatro. Un amore che continua ancora oggi. Ora dirigo il teatro di Roma. un'altra esperienza stupenda che la vita mi sta regalando».

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