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Grottesca e presuntuosa un'opera prima salvata dagli attori

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UN ESORDIo ambizioso e anche un po' presuntuoso, in equilibrio stentato fa il cinema sperimentale e un'approssimativa avanguardia. Vi si è cimentato Libero De Rienzo, fino a ieri solo attore. La storia, che si è anche scritta, si rifà soprattutto a due personaggi, Stella, una ragazza inquieta, e Iuri, il suo fratellastro un po' paranoico, cui la lega un rapporto incestuoso. In mezzo, divisi in due atti e un «epilogo comico», come li definisce l'autore vari momenti, non sempre riconducibili a una vera unità di racconto. Il desiderio di Stella di partire, tacendolo però a Iuri; molta droga; un «rave party»; un inseguimento della polizia; una corsa in motorino in strade periferiche; la notizia, in televisione, del suicidio di una giovane intimorita dal padre, maresciallo dei carabinieri; con la possibilità, a Iuri, di travestirsi da prete per celebrare ai due un funerale in cui pronuncerà un predicozzo fra la caricatura e il grottesco che dovrebbe essere, appunto, «l'epilogo comico». Seguito, però, da un finale meno comico perché vi echeggia un colpo di pistola... Oltre alla unità narrativa (tra le pieghe di una trama difficile da ristrutturare) è carente anche l'unità stilistica perché in quello che dovrebbe essere il primo atto - il passato dei due protagonisti rievocato da Stella - ci si abbandona ad una insistita visionarietà, con immagini perfino psichedeliche svolte con ritmi addirittura sincopati, sulla linea di certi videoclip. In seguito, l'atto n. 2, al presente, si aspira a sembrare realistico, privilegiandovi, le angosce di Iuri che sembra sempre oppresso dalla necessità di fuggire e di annientarsi. Mostrandolo poi, al momento di concludere, in quel travestimento che, da un altare, gli consente una parodia sgangherata e per metà «militante» di una messa celebrata qua e là persino in latino: con note, comunque, spesso ben poco verosimili. Certo, le intenzioni di riuscire a costruire una sorta di grottesco sono evidenti ma, appunto, pur nella loro scoperta ambizione, non approdano poi a risultati davvero plausibili: per una ispirazione narrativa e stilistica o contradditoria o abbastanza diseguale. Sopperisce in parte a queste carenze una recitazione, specie nei due protagonisti, piuttosto convincente e controllata. Stella è, con modi intensi, Emanuela Barilozzi, già vista in «Velocità massima» di Vicari, Iuri, con forti tensioni, è Elio Germano, reduce da film seri d'autore («Romanzo criminale» di Placido, «Quo vadis baby?» di Salvatores).

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