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La ricetta per capire e cambiare la società nel libro scritto dall'ex premier con Lucia Pozzi

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it».Basterebbe questa frase, queste poche parole scritte alla fine di una breve premessa, per chiudere qualsiasi discussione intorno all'ultimo libro di Giuliano Amato. Un libro che in realtà non lo è. Potrebbe sembrare una contraddizione in termini, ma è così. Normalmente, infatti, quando ci si avvicina a testi scritti da politici di lungo corso come Giuliano Amato (presidente del Consiglio nel 1992 e nel 2000, sottosegretario alla presidenza nel 1983 e nel 1987, ministro del Tesoro nel 1987 e nel 1999, delle Riforme nel 1998, senatore dell'Ulivo oggi) ci si aspettano aneddoti, retroscena. Piuttosto una lunga intervista in cui l'esponente politico racconta ad un giornalista le vicende dell'Italia che è stata e dice la sua sull'Italia che verrà. Questo libro, invece, fa eccezione. Anzitutto perché il giornalista c'è. Lucia Pozzi, redattore capo del quotidiano Il Messaggero esperta di economia e politica europea, questa volta non è relegato al ruolo «secondario» di intervistatore, ma può a ragione essere considerata co-autrice del libro (Giuliano Amato «con» Lucia Pozzi si legge sulla copertina). Poi perché lo scopo delle 206 pagine del volume, dove non mancano certo aneddoti, citazioni, riferimenti e valutazioni sulla realtà politica italiana ed internazionale, non è sicuramente quello di intrattenere il lettore. «Un altro mondo è possibile? - Parole per capire e per cambiare» (questo il titolo dell'opera) è piuttosto un glossario. Una raccolta di parole che fanno parte del linguaggio comune ma che, per molti di noi, sono ancora ammantate da un velo di mistero. Cosa si nasconde dietro termini come «minacce globali», «identità», «web», «religione», «sicurezza»? Come possono cambiare il nostro futuro? Certo, tutti noi percepiamo il peso, la gravità di queste espressioni. Capiamo che la nostra vita, in qualche modo, ne dipende. Per questo «drizziamo» le orecchie, cercando di immergerci e di districarci nel flusso informativo che ci circonda. Ma è un'impresa dura, quasi impossibile. Il «non-libro» di Giuliano Amato e Lucia Pozzi parte proprio da qui. Da questa esigenza di conoscenza che non riesce a trovare pace. E offre una lettura. Una lettura del mondo che ci circonda. E non è un caso che il titolo del libro sia proprio una domanda. Un altro mondo è possibile? Secondo Amato, sì. Non un sì di facciata, però, ma cosciente delle sfide che ogni singola parola porta con sé. Parole come «Occidente», «Oriente» ed «Africa». I tre grandi «protagonisti» della scena mondiale che Amato ha voluto inserire nella prima parte del volume. Per l'ex presidente del Consiglio Oriente e Occidente sono una «coppia» che deve imparare a conoscersi perché, scrive, taluni percorsi sono «in grado di smussare le differenze, portandoci a livelli superiori di compatibilità e di comprensione reciproca». Sullo sfondo resta così l'Africa, «continente bellissimo», che per Amato rappresenta «il mondo che fa rimordere la nostra coscienza». L'autore, però, non è pessimista. «Un cammino c'è, e lo si vede», scrive, anche se subito aggiunge con estremo realismo: «È di sicuro impervio». Ma nel «mondo possibile» di Amato c'è spazio anche per altri protagonisti. Il senatore delinea il suo percorso parlando di «minacce globali» (armi di distruzione di massa, cambiamenti climatici, terrorismo internazionale), «altri» (intesi come «quelli che non hanno e non sono in grado di avere voce nel governo di se stessi né tantomeno del mondo, una gigantesca lobby mancata di emarginati ed esclusi da tutto»), «scienza» (promessa o minaccia?) e «religione», senza mai perdere di vista lo spirito del glossario. E tutte le parole diventano elementi fondanti della complessa società che si sta muovendo intorno a noi. Certo, da uno come Amato, il cui nome, a torto o ragione, viene normalmente inserito nella griglia dei candidati per la corsa al Quirinale, è lecito aspettarsi anche qualche considerazione di carattere un po' più strettamente «politico» (ammesso che le riflessioni attorno a «salute», «giustizia», «reddito» e «lai

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