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Il «sacro concerto» dell'antropologo musicista

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Sassofonista e polistrumentista, già collaboratore di Demetrio Stratos, Banco del Mutuo Soccorso, Stece Lacy, lo si potrebbe considerare sicuramente l'antropologo della musica. Questa volta il maestro si confronta con un lavoro «Sacra Konzert» nato dall'intento di mettere in scena stili, modi espressivi, tonalità e artisti appartenenti alle tre religioni monoteistiche del mediterraneo e, soprattutto, alla loro parte più tradizionale. E così l'opera che aveva debuttato a Palermo sei anni fa, dopo più di cinquanta repliche è stata raccolta nelle musiche e nelle immagini in un cd e in un dvd che vedono la partecipazione di Jivan Gasparyan, celebre suonatore di douduk, Emil Zrihan, ebreo di Casablanca e cantore ufficiale della sinagoga Akelon di Tel Aviv, Bandara Sec, voce griot dell'Islam africano, Danilo rea, Gianluca Troversi per citarne alcuni. «Questo lavoro - spiega Cinque - è come arrivare tra le rovine di un tempio e il viaggiatore che giunge da quelle parti devo ricostruire qualcosa che non esiste più, se non in pezzi, frammenti, polvere. Così il sacro per noi è un lavoro di ricomposizione, è la ricostruzione personale del tempio, che porta in sé, necessariamente, l'incompiutezza. Abbiamo raccolto - continua l'artista - frammenti di una liturgia mediterranea in un lavoro che abbiamo chiamato "supplica al dio della pace×". È nato un suono scritto e diretto da me, ma composto insieme, sulla scena, da colleghi musulmani, cristiani, ebrei. Brani sonori e immagini - conclude l'artista - tornano ora su supporti mediatici, anche se hanno perduto quella incertezza e tensione emotiva che ognuno di noi ha provato nel percorrere ineguali accostamenti, pur se tutti figli del Mediterraneo come mondo comune, oltre alla gioia di trovarsi, al di là di razze e credo, tutti assieme sulla scena».

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