di GENNARO CESARO UMBERTO Eco uno e trino.

G.Wodehouse e G.B. Shaw. A sancirne negli anni le risorse umoristiche sono stati l'ormai mitico saggio, in bilico tra il sociologico e il farsesco, sulla "Fenomenologia di Mike Bongiorno" (1963), i vari "diari minimi" e la rubrica che puntualmente tiene in un diffuso settimanale. Quella di saporoso e divertito umorista non è un aspetto marginale, ma forse il fomite, che ha fornito il terreno di coltura e il tessuto connettivo all'intera sua attività creativa: la sua primigenia e più congenita attitudine. A suffragio di questa nostra teoria c'è un dimesso libricino del 1958 - un trascorso di gioventù - intitolato "Filosofi in libertà", pubblicato, con lo pseudonimo di "Dedalus" di chiara impronta joyciana, presso la fantomatica casa editrice Taylor, Cuneo. Sin troppo trasparente l'impostazione satirico-parodistica di tale manufatto, che ci prospetta un Eco fresco di studi universitari e di mal digeriti testi filosofici. Tra i pensatori del Novecento quello che maggiormente gli era rimasto sullo stomaco doveva essere Benedetto Croce. Lo si capisce dal quasi sadico e giullaresco compiacimento, col quale lo volle mettere alla berlina, parodiando nientemeno che il Sabato del villaggio di Leopardi. Ecco cosa ne venne fuori: Don Benedetto vien dalla Campania / in sul calar del sole e reca in mano / le quattro forme sole / in cui, siccome suole, / lo Spirito umano sue virtù dispiega / e fuse in una lega / con moto circolare le conduce... Questo l'approdo conclusivo della spassosa parodia: O libri di Laterza, qual successo / fu per ogni recesso / dell'itala cultura il vostro viaggio! / Non fu né sofo né saggio / che ragionar volesse in vostr'assenza, / e fu tenuto a vile / quello spirto Gentile / che osò sottrarsi alla vostra influenza. / Quale chiara coscienza / voi siete deste della nostra libertà / nei dì della demenza / nei giorni dell'oppressa dignità! / Ma nel circolo immenso della Storia / anche la vostra gloria / doveva avviarsi un dì al tramonto usato / per gli umani pensieri, / che rimangono veri / solo per quel che han dato, / e son frutti sinceri / solo se rinnegati / da quelli che li hanno assimilati. Un medaglione crociano, tra il faceto e il demifisticatorio, degno di figurare nella bibliografia critica del filosofo. Da notare il garbato, ma realistico riferimento alla figura di Giovanni Gentile, prima fervido sodale e poi irriducibile avversario di Croce.