Maffoni: «Dopo Sanremo canto la quotidianità»
Riccardo Maffoni, il 26enne cresciuto nella provincia bresciana, vincitore della categoria giovani dell'ultima edizione del Festival di Sanremo, racconta cosi il suo nuovo cd «Storie di chi vince a metà». Un disco pieno di quella umanità fatta di soggetti che scivolano tra gli alti e bassi della vita di tutti i giorni, perdendo qualcosa per ritrovare qualcos'altro. «Di solito - continua l'artista - quando mi esce una canzone che mi soddisfa per compattezza tra melodia e testo significa che magari prima ne ho scritte dieci che mi davano tutt'altro che soddisfazione. La musica è un modo per conoscermi, imparo cose da me leggendo i testi delle mie canzoni, sembra banale; a volte ti escono immagini, situazioni, che hai dentro, nel tuo subconscio, e che non ricordavi affatto, ma che fanno parte di te più di quanto tu possa pensare». I testi delle sue canzoni rimandano a un immaginario comune al rock americano: uomini perdenti che trovano una spinta per andare avanti, eroi del quotidiano, santi e peccatori, romantici di strada col cuore infranto. Quanto c'è di autobiografico e quanto ha ereditato dalla musica che ha ascoltato? «Il mio modo di scrivere non è del tutto autobiografico. Racconto storie che nascono da un avvenimento che ho vissuto, attorno al quale poi io costruisco dei personaggi e un mondo intero. In questo cd ci sono pezzi che ho composto in dieci minuti con la chitarra e la voce. La struttura nasce in poco tempo, anche perché sono molto istintivo. Poi ci lavoro ancora. Comunque a livello di testi mi sono accorto che affiorano vicende ed eventi del mio passato, rileggendo ciò che scrivo li comprendo meglio. Scrivere diventa una cura, una terapia. Mi aiuta». Nel disco cita più volte la Francia e Parigi. Perché? «In realtà non ci sono mai stato. Però è vero, deve essere un caso. Anche in "Le circostanze di Napoleone". Mah, forse era per via del periodo in cui ho scritto le canzoni: stavo ascoltando Rino Gaetano e leggevo Prévert».