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Non convincono i trans che diventano confessori

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TRANSESSUALi a Napoli. Raccontati da un esordiente, Massimo Andrei, noto però in teatro e in Tv. Gli schemi, più o meno, sono quelli della sceneggiata, i modi, pur tra le pieghe della cronaca, tendono al melodramma. Desiderio è un transessuale che si prostituisce in strada e a domicilio. Gli ormoni e i chirurghi l'hanno così bene trasformato in donna che se ne innamora Andrea, un giovanotto impiegato in un autolavaggio. Naturalmente Desiderio lo ricambia addirittura con passione e sarebbe pronto a dedicargli la vita se non apprendesse che l'altro, senza aver osato dirglielo prima, si sta per sposare con una ragazzina del quartiere. Poi, anche se, dopo le nozze, sta aspettando un figlio, torna da Desiderio che però lo respinge. Assistendo subito dopo alla sua morte perché aggredito in strada da alcuni scippatori. Placherà un po' il suo strazio, regalando alla vedova incinta un appartamento avuto in dono da suo padre, poi raggiungerà un gruppo di suoi «colleghi» che, non volendo più prostituirsi, hanno dato vita alle falde del Vesuvio ad una sorta di agriturismo, intitolato «Madre Natura», in cui pensano di dar buoni consigli a tutti quegli uomini in crisi che si rivolgono a loro, senza più chiedere sesso. Attorno, la fauna colorata e consueta del travestitismo, già incontrata, ma con maggior vitalità anche umoristica, nel film australiano «Priscilla, la regina del deserto» e, per restare a Napoli, in uno degli episodi di «Libera» di Pappi Corsicato. Non convince. Per la sua voluta esuberanza, per la mancanza di misura e, a suo sostegno di tipo diciamo «ideologico», per una retorica insistita sui diritti della diversità, sulla tolleranza che troppi le negano (soprattutto nelle famiglie), su quell'agriturismo in cui gli ex prostituti si ingegnano a diventare... confessori. Ha segni più giusti, invece, il dramma-melodramma che coinvolge l'amore presto disperato di Desiderio e la sua dedizione all'uomo amato anche dopo la sua morte. Il merito, però, più che nel testo e nei modi con cui l'esordiente Andrei lo rappresenta, va ricercato nella sensibilità con cui lo rilegge e lo fa proprio una vera donna (come, di recente, in «Transamerica»), l'attrice Maria Pia Calzone, con molto cinema e molto teatro alle spalle. Nonostante il contesto così esteriore, riesce sempre ad esprimere l'ansia, la sofferenza, la disperazione con molte raccolte e quasi sottili sfumature. All'insegna di una recitazione sommessa. Il vero pregio del film.

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