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«Siamo tutte a caccia del partner bello e perfetto»

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L'attrice, diretta da Francesco Fei, punta il dito sulla società abbagliata da seducenti modelli estetici

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è stata la musa inquieta di grandi registi, come Salvatores, Verdone e Lizzani, ed è ora tra le attrici che lavorano di più nel panorama cinematografico nazionale. Eppure, Anita Caprioli rimane la stessa ragazza di sempre, una star che non si lascia accecare dalla fama e dai riflettori. Lo dimostra persino con il personaggio che interpreta nel film «Onde» dell'esordiente Franceso Fei, reduce da ben 12 festival (tra i quali San Francisco, Karlovy Vary e Annecy) e dal 21 aprile nelle sale distribuito da La Trincea di Francesco Torelli. La storia è quella di un amore tra Francesca (Caprioli), una ragazza segnata da un angioma sul viso, la classica voglia di vino, e Luca (Ignazio Oliva), giovane musicista cieco. In una Genova dai vicoli stretti e claustrofobici, accanto a Luca, Francesca può dimenticare il suo handicap, mentale più che fisico, perché il ragazzo, non potendola vedere, non la giudica. Ma quando la giovane donna teme che venga sveltato il suo segreto, non regge il colpo, decide di sparire dalla vita di Luca e va a lavorare su una nave da crociera. Luca non riesce a capire i motivi per cui Francesca lo respinge e arriva anche a pensare che Francesca sia stata con lui solo per pietà. Il racconto è incentrato sulla incomunicabilità della coppia, ma soprattutto sulla paura di non sentirsi accettati dall'altro, una metafora che sfiora non solo i due protagonisti con un handicap, ma anche molte coppie della società contemporanea, assetata di modelli estetici giovani, belli e sani. Anita Caprioli, cosa l'ha convinta ad accettare questo ruolo? «Conoscevo il regista per i suoi video clip realizzati per Battiato, i Negrita e la Consoli: mi piace il suo modo innovativo di utilizzare il mezzo visivo e sono attirata dalla sperimentazione cinematografica. Ma anche la storia, che fa emergere forti verità relazionali, mi è piaciuta. In genere, si è portati a dare la colpa all'altro se le cose in coppia non funzionano. Mentre spesso tutto dipende dalle nostre problematiche che ci tormentano, che non riusciamo ad analizzare e con troppa facilità diamo colpa all'altro del nostro disagio. La nostra società vive di percezioni estetiche, secondo cui, tutto quello che non è perfetto, è sbagliato». Esiste una ricetta perché una relazione possa durare a lungo? «Bisogna comprendere che non esistono carnefici, ma siamo tutti vittime di un sistema che ci costringe a ragionare su degli stereotipi. Occorre liberarsi dai modelli precostituiti e accostarsi all'altro senza pregiudizi. Per una come me, che fa l'attrice e vive in un mondo ancora più legato all'immagine esteriore, non è certo facile. La mia generazione è reduce dallo yuppismo degli anni Ottanta, quando è stato conclamato il grande salto nel mondo dell'apparenza. Ma finalmente ora si percepisce il desiderio di rifuggire da tutto questo. Il fermento elettorale ne è una prova». Cosa si aspetta, come attrice, dalle forze politiche del Paese? «Mi aspetto che ci sia maggiore responsabilità da chi ha preso il potere, che si parli di cose concrete e non lontane dai problemi della gente. Spero che vengano rivisti i pesanti tagli fatti alla cultura, che non è solo un modo per avere un ritorno immediato economico, ma è un investimento a lungo termine, che migliori la formazione dei giovani e lo stile di vita delle persone. Purtroppo, al di là della politica, la mentalità italiana non è nazionalista e usa l'immagine della donna solo per il proprio rendiconto: vengono fatte promesse in campagna elettorale solo per prendere più voti, ma in realtà la strada del potere, e non solo politico, resta ancora sbarrata alle donne». Lei è stata diretta da grandi registi, quali sono ora le sue ambizioni professionali? «È un periodo molto prolifico. A settembre, uscirà il film «Uno su due» di Eugenio Cappuccio con Fabio Volo: è la storia di Silvia, una donna che rimette in discussione il suo amore tutta la sua vita a causa della grave mala

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