«Di fronte ai crimini orrendi non esiste perdono»
Nel suo romanzo «Io lo so» il desiderio di vendetta di una madre prostituta per l'assassinio della figlia
La loro autrice, Martina Cole: 500 mila copie vendute a libro, il successo in Inghilterra. E ora, sbarcata in Italia, la Cole offre al nostro pubblico storie ruvide, aspre, forti, ma ricche di amore. Storie di sobborghi, dove i "vinti", verghianamente parlando, soffrono il degrado cui la società oggi può indurre. Droga, violenza, prostituzione e vendetta fanno da cornice a un mondo che sa però distinguere il cinismo di un'umanità mai redenta e il sentimento più nobile che creatura possa esprimere, e vivere. Una madre, prostituta, e un figlio diciassettenne, sono assetati di vendetta per l'omicidio della piccola Kira, figlia e sorella undicenne. E sanno chi è l'assassino. Da qui il titolo "Io lo so" (Nord, pp.429, ? 18). Martina Cole, esiste ancora oggi nella prostituzione il senso di colpa? «La sessualità di cui parlo io dovrebbe essere sempre accompagnata dal senso di colpa. Nel caso della prostituzione si tratta di un gioco di domanda e offerta. E l'aspetto più rilevante è che c'è una forte domanda. Il rapporto tra una prostituta e un cliente consiste nel fatto che quest'ultimo non deve provare nulla, non si deve preoccupare di nulla. Ecco perché invece è giusto che si provi il senso di colpa. La gente ha paura di guardare in faccia alla realtà della prostituzione. Non riesco a pensare a una tragedia più grande per una ragazza, di quella di ritrovarsi come il mio personaggio di "Io lo so". La prostituzione distrugge l'anima. Anni fa le prostitute dicevano di stare sedute su una miniera d'oro, ma poi nella attuale società il fenomeno risulta assurdo. Questa è l'unica vita che abbiamo ed è giusto renderla migliore». La vendetta, si dice, è un piatto che si serve freddo, cosa ne pensa? «Non lo so. Dipende dalla situazione e dalla persona. Alcune persone sono vendicative riguardo a piccoli eventi, ma non ci dimentichiamo che anche Dio parla di vendetta. Di fronte a crimini orrendi, però, ci sono persone in America che si dichiarano pronte a perdonare. Io non so se sarei capace di farlo. Mia madre diceva sempre a mio padre, che ti perdoni Dio, perché io non ti perdono. Questo è un vecchio detto irlandese». Lei potrebbe definirsi scrittrice popolare? «Mi hanno attribuito tante definizioni! Definirmi popolare, sarebbe un complimento. Visti gli argomenti duri che tratto è stato più difficile accettare me piuttosto che la mia popolarità». Lei stessa come si definisce? «Mi piace pensare di scrivere storie molto realistiche. La verità non mi ha mai fatto paura. Spero che come scrittrice io riesca a far conoscere ai lettori un mondo che mi auguro non debbano mai conoscere veramente». Un'opinione sull'attuale narrativa europea? «Credo che per i libri non ci sia stato mai momento migliore di questo. I giovani soprattutto stanno dimostrando una nuova passione nei confronti della lettura». Può consigliare qualche autore? «Sì, Val McDermid. Mark Billingham e Manda Sue Heller». Lei si diverte a usare un linguaggio molto crudo? «Cerco di aderire alla brutalità, alla durezza dell'ambiente che descrivo. Ma anche negli ambienti più degradati esiste l'amore. Esiste l'interesse nei confronti degli altri». I Suoi, quindi, sono romanzi più vicini alla verità piuttosto che alla fiction? «Sì. Prima di scrivere un romanzo, mi documento e studio testimonianze. A volte vado a far visita nelle carceri e mi dicono che quando leggono le mie storie, sembra loro di leggere le proprie. E per me questo è naturalmente un complimento. Non è un caso che i miei libri sono i più richiesti nelle carceri. E i più rubati nelle librerie. In genere non c'è una tradizione di furto di libri, ma i miei vengono rubati». Crede che possa esistere l'amore assoluto, puro, perfetto? «Gli uomini nei miei libri cercano l'oggetto del desiderio e spesso confondono l'amore con il desiderio sessuale. Sono le donne invece che cercano l'amore assoluto, ma questo si ritrova nella maggior parte dei casi solo nei figli». Martina Cole ha trovato l'amore? «Quando ero raga