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Manero sul palco e il pubblico balla con lui

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«La febbre del sabato sera» di Piparo in teatro diventa un musical con la nostalgia degli anni '70

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Da quando il celebre film di John Badham interpretato da un acerbo John Travolta fotografò una tendenza ed inaugurò uno stile, sdoganando quel mix di soul-rhythm'n blues e ritmica dance che avrebbe preso il nome di disco-music, la sera del week-end è rimasta sacra per le generazioni che all'epoca avevano vent'anni e lo è diventata per quelle a seguire. Magari oggi non tutti vanno in discoteca, ma l'idea del sabato consacrato allo svago è ormai un'istituzione mentale. Il film racconta la bella storia del «borgataro» Toni Manero che realizza il sogno di affrancarsi dall'emarginazione e dall'anonimato ballando da protagonista nelle balere di Brooklyn. Nonostante sia una pellicola tutto sommato modesta è comunque entrata nella leggenda, grazie anche alla musica dei Bee Gees (Stayin' Alive) ed alle coreografie di Lester Wilson. Leggenda che gli attuali musical teatrali (attualmente sono in tour quello inglese e quello italiano), che si ispirano fedelmente all'originale, continuano ad alimentare. La versione italiana, diretta da Massimo Piparo, arriva al Palalottomatica di Roma mercoledì prossimo; non è un sabato, ma la febbre sarà ugualmente alta. Protagonisti della rinnovata versione Simone Di Pasquale, che dà voce e corpo a Toni Manero, e Natalia Titova, nelle vesti di Stephanie Mangano, entrambi ben noti al grosso pubblico per aver partecipato al programma televisivo «Ballando con le stelle». Nel ruolo di Dj Monthy un vulcanico Stefano Masciarelli, l'unico del cast ad aver vissuto di persona l'epoca della disco music. «Eh, già, io c'ero - annuisce l'attore - ma non posso fare a meno di notare che i ragazzi di oggi non vivono il sabato sera come entità di integrazione giovanile come lo vivevamo noi all'epoca. Ed è un vero peccato, perché durante lo spettacolo la gente si mette a ballare, trasportata da questo tipo di musica (al centro del parterre c'è una pista proprio riservata al pubblico, ndr). A loro manca la musica degli anni '70, soprattutto come cultura musicale ed anche per la funzione che ha avuto. Prima si usciva in comitiva, adesso i ragazzi sono soli, al massimo in due». Nonostante all'epoca non fossero ancora nati, i due ballerini protagonisti si sentono perfettamente a loro agio nei panni che furono di John Travolta e Karen Gorney: «Nel film ci sono dei valori morali molto importanti - dice Simone Di Pasquale - come il desiderio di riscatto per chi proviene classi sociali umili e l'insegnamento che le doti artistiche devono essere supportate dalla forza di volontà, da sole non bastano. Il regista dice che il personaggio di Toni Manero è come se mi fosse cucito addosso, è quasi autobiografico». Stesse considerazioni per Natalia Titova: «Anche il personaggio di Stephanie mi assomiglia, perché è una ragazza che non è soddisfatta di quello che ha e sogna un futuro migliore. Forse è per questo che sono venuta in Italia anche se in Russia avevo una scuola di ballo mia e non stavo male. E poi c'è anche il parallelo fra le due coppie perché anche noi, come loro, stiamo insieme nella vita».

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