«Non mi vergogno del mio nudo gay»
Questo almeno è ciò che racconta il regista canadese Atom Egoyan nel suo ultimo film, «False verità», interpretato da Colin Firth, Kevin Bacon e Alison Lohman, tratto dall'omonimo romanzo di Rupert Holmes e dal 14 aprile distribuito da Fandango. Per la prima volta, Egoyan esalta il linguaggio della cultura popolare, nella musica, nei personaggi e nei costumi della storia: un noir ambientato nel mondo della tv americana dei favolosi anni Cinquanta. Su due popolari intrattenitori televisivi all'apice della carriera (Bacon e Firth), che solo in apparenza ricordano Dean Martin e Jerry Lewis, indaga una giornalista (Lohman) che scopre inquietanti retroscena sul loro passato, segnato da alcoolismo, violenza e persino da un terribile omicidio. «Lo spettacolo è una dipendenza come la droga — ha raccontato Colin Firth, ieri a Roma con il regista —. È un mondo che educa all'egoismo, l'ego viene osannato dal pubblico e chiede stimoli stimoli sempre nuovi, per poi relegarti nella solitudine. Vince, il mio personaggio, è il debole e il frustrato della coppia, invidioso nei confronti del collega Lanny. Se sul palcoscenico appare controllato, all'ombra dei riflettori si misura con gli eccessi e non si conosce affatto. Lo dimostra pure nelle scene di sesso. Essere nudo davanti ai colleghi è strano solo per i primi minuti. È molto più disturbante fare scene violente, tra lacrime e sangue. Il coinvolgimento emotivo nel picchiare qualcuno fin quasi ad ucciderlo è molto più straziante», ha concluso Firth, nei cinema anche con il film favolistco «Nanny McPhee», mentre ha finito «The Last Legion», tratto dall'omonimo romanzo di Valerio Massimo Manfredi ed è in attesa di girare «Toyer» di Brian De Palma. Egoyan ha poi sottolineato che il suo obiettivo era narrare «l'abisso fra l'edulcorata dimensione pubblica dei protagonisti e la loro degradante realtà privata. Ho evitato i riferimenti a personaggi riconoscibili, anche se Lanny, interpretato da Kevin Bacon, è ispirato a Lenny Bruce, icona dell'umorismo ebraico, contraria al conformismo americano e già incarnata da Dustin Hoffman. «False verità» sembra un prodotto di Hollywood, ma è stato realizzato fuori da tutti i limiti e condizionamenti dello star system, che ha però risposto con la ritorsione del divieto ai 17 anni: questo ci ha impedito di far uscire e di pubblicizzare il film su larga scala».