Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Da Fedro a Dan Brown, l'arte immortale del plagio letterario

default_image

  • a
  • a
  • a

E sapremo se Dan Brown, autore del super best-seller "Il codice Da Vinci" (40 milioni di copie vendute nel mondo), ha plagiato o no il testo di due storici inglesi, uscito oltre venti anni fa presso la medesima casa editrice del romanzo. Non è uni mistero per nessuno il fatto che, quella dei plagi letterari, è una storia antica quanto il mondo, un po' come quella della prostituzione. Nell'antichità romana, degna di nota la vicenda dello schiavo liberto Fedro, che volse nel lessico latino le sempre attuali e gradevoli favole di Esopo, con un apprezzabile lavoro di mimesi. Un caso alquanto clamoroso ebbe modo di denunciarlo - in tempi di travolgente pathos ottocentesco - Ugo Foscolo, allorché additò il rivale Vincenzo Monti come "il traduttor dei traduttor di Omero", con un'esplicita allusione alla controversa versione montiana dell'"Iliade" (1810). Non meno clamoroso, nella torbida èra del decadentismo, quanto fu denunciato a carico di Gabriele D'Annunzio, da più parti tacciato, e non a torto, di essere un plagiaro senza scrupoli e per giunta recidivo, avendo saccheggiato in lungo e in largo acclamati scrittori francesi del tempo, tra cui Emile Zola. Il suo Giovanni Episcopo - protagonista dell'omonimo romanzo pubblicato nel 1892 - presenta un buon tasso di parentela col Raskolnikov di Fiodor Dostoevskji. Fu la sua, una, sebbene opinabilissima, manifestazione di "maturità", nell'accezione enunciata dal Nobel Thomas Stearns Eliot, a parere del quale è proprio dello scrittore maturo la tendenza a rubacchiare testi altrui. (Con ogni probabilità, anche il prolifico e ormai ripetitivo Luciano De Crescenzo è portatore di questa tendenza, avendo allegramente spacciato come proprio l'incipit del suo ultimo libro, il quale, in verità, è stato preso pari pari da un testo dell'indimenticato umorista Marcello Marchesi, deceduto nel 1978 e passato alla burrascosa storia del tubo catodico come l'inventore della figura dell'"uomo di mezz'età". Pur non escludendo nulla aprioristicamente, non ci saremmo mai aspettati di vedere inserito nel registro nero dei plagiari il celebre scrittore franco-algerino Albert Camus, morto il 4 gennaio 1960 in un incidente automobilistico, dopo essere stato tre anni prima il più giovane Nobel per la letteratura. La pietra dello scandalo, se così possiamo dire, è rappresentata dal suo romanzo più acclamato, "La Peste" (1947), le cui pagine, da un attento esame comparativo, sono risultate scopiazzate in più punti da un altro reperto di narrativa, "La peste a Urana" (1943), dello scrittore calabrese Raoul Maria De Angelis, nato in provincia di Cosenza il 4 maggio 1908 e spentosi a Roma nel 1990. Non è solamente il titolo del romanzo di Camus a deporre a favore della tesi del plagio, ma l'intero impianto narrativo dell'opera. Sul conto dello scrittore francese c'è da osservare che egli potè venire a conoscenza del libro del narratore calabrese a seguito della traduzione in lingua gallica che ne fu fatta a suo tempo. La conclusione è che anche in campo letterario non ci si può fidare di nessuno. Non va dimenticato, a tal proposito, che un altro Nobel, e precisamente il casereccio Eugenio Montale non fu immune da plateali conati di plagio. Per certe sue composizioni orecchiò dai "Frammenti lirici" di Clemente Rebora e da Sandro Penna. Non doveva, però, avere la necessaria accortezza, nel predare versi altrui. Lo dimostra il fatto fu denunciato di plagio, con ampia facoltà di prove, da una poetessa milanese e che, in sede dibattimentale, le motivazioni addotte dalla ricorrente furono giudicate valide. E sempre a proposito di Montale, stando a certe confidente esplose nei giorni successivi alla sua morte, sembra che il libro "La bufera e altro" (1956) fosse stato composto a quattro mani, insieme con la poetessa Maria Luisa Spaziani. Mentre recentissimo è il caso di Melania Mazzucco, che nel suo "Vita" sembra avere attinto dal "Guerra e Pace" di Tolstoj. Una storia infinita, dunque, quella dei plagi letterari e come tale continua all'insegna dell'opinabile m

Dai blog