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Malandrino il topo scandinavo nella vita delle due Charlotte

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SI COMINCIA con la solita famigliola felice. Lei Bénédicte, si occupa della casa, lui, Alain, ha un buon lavoro in un'impresa il cui proprietario, Richard, lo stima a tal segno da invitarsi una sera a cena insieme con la moglie Alice, una donna bella ma funerea, occhiali neri, vesti a lutto. La cena però finisce male perché Alice dà in escandescenze e Richard è costretto a portarla via. Qualche giorno dopo, comunque, Alice, in ufficio, tenta di sedurre Alain che, marito fedele, sia pur attratto e turbato, le resiste. Da qui un ribaltamento di tutti i climi. Alice si presenta a casa di Alain, lui assente, spiattella a Bénédicte il suo tentativo di seduzione, «andato a vuoto a metà», precisa sulfurea, poi va nella stanza degli ospiti dove si spara.Dopo un po' ecco Bénédicte parlare come lei, come se l'altra la stesse possedendo ed eccola, dopo essere andata a letto con Richard, suggerisce ad Alain di ucciderlo simulando un suicidio. Alain, che nel frattempo è tutto malconcio per un incidente d'auto, esegue come un automa. Alla fine tutto rientrerà nell'ordine e si troverà anche la spiegazione razionale alla insolita presenza, in casa della coppia, di un roditore che, di solito, non lascia mai la Scandinavia. Quella del roditore (che dava il titolo, «Lemming», anche all'edizione originale del film) è l'unica spiegazione razionale che ci fornisce il regista, il franco-tedesco Dominik Moll noto per una sua opera prima abbastanza inquietante, «Harry... un amico vero». Qui, a partire dal suicidio di Alice , ogni interpretazione è possibile. Alain, che nonostante tutto soffre di complessi di colpa per aver resistito poco ai tentativi di seduzione nei suoi confronti, li proietta fuori di sé, immaginandosi tutto? Oppure Alice, come un demonio, è arrivata a prendere possesso dell'animo di Bénédicte? Oppure è puramente e semplicemente un fantasma? Il regista, che si è scritto anche il testo, non precisa niente, lascia tutto volutamente in sospeso confidando nelle possibili versioni avanzate dallo spettatore. Inutile, perciò, che il critico tenti una propria versione. Si limiterà a giudicare la parte preparatoria della vicenda piuttosto ben congegnata, specie prima che vi si affacci il thriller, accogliendo con riserva quei tanti misteri che, invece, si accumulano nella seconda parte, senza suscitare vere tensioni e provocando solo, qua e là, degli interrogativi che non hanno neanche il pregio oscuro delle mancate risposte. Gli interpreti, però, vi fanno fronte tutti e quattro in modo convincente. Bénédicte e Alice sono, con segni forti, Charlotte Gainsbourg e Charlotte Rampling, Alin e Richard sono Laurent Lucas e André Dussollier. Saldi e sicuri.

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