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La storia del mondo vista dalle concubine

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Nel libro «Le altre» Elizabeth Abbott studia le amanti Da Aspasia a Eva Braun, passioni incrollabili e folli

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Si salva Eva. Ma per il resto la Abbott traccia un percorso che coinvolge padri della Chiesa come Sant'Agostino, odiati dittatori come Adolf Hitler e democratici presidenti del New Deal come John F. Kennedy non tralasciando teste (quasi) coronate come quella di Carlo d'Inghilterra. Ma ogni dubbio viene sciolto attraversando, nel libro, la galleria di uomini il cui ruolo si limita a quello dell'«attaccapanni» al quale legioni di fanciulle e signore più o meno giovani hanno deciso di appendere la loro vita. Alcune, come l'ex inquilina dell'harem Rossalena, seducendo e riducendo in «schiavitù» un imperatore come il Sultano Solimeno ed attraverso lui garantire alla propria prole un futuro imperale, altre, come Jeanne Hébuterne, disperata compagna d'un disperato Modigliani, rinunciando alla vita un attimo dopo che «Modì» si è spento, annientato dalle conseguenze d'una vita misera e folle. Appare chiaro fin dalle prime righe del libro come non ci sia, da parte dell'autrice, il minimo intento moralistico o inquisitorio nei confronti delle decine di protagoniste. Nessun giudizio, anzi, un diffuso senso di solidarietà per coloro che, spesso attraverso percorsi pieni di sofferenze ed umiliazioni, hanno dedicato la loro vita ad un uomo che non poteva (ed in alcuni casi non voleva) farne la legittima compagna di vita. E si «adattano», quindi, le amanti, ad un'esistenza quasi sempre «ritagliata» sui tempi del loro uomo per soffrire comunque, anche nei casi in cui la convivenza divenga «ufficiale», a causa delle limitazioni che un'esistenza «irregolare» porta con sé ed ancor più portava nei secoli passati. Spesso, anzi, sempre, per una coppia illegale i contatti sociali si restringono ai pochi amici fidati, ai parenti più stretti (e nemmeno sempre, molte madri hanno rifiutato anche solo la vista dell'amante dei loro figli) e a quei pochi «ambienti protetti» dove la loro condizione è quanto meno tollerata. Già il titolo del libro con quel «altre» che ha un suono affettuoso, lascia capire che per Elizabeth Abbott il ruolo delle concubine e delle amanti non reca in sé alcun connotato negativo a priori. Del mondo delle donne ai tempi dell'impero cinese o nei paesi musulmani, traccia un disegno capace di toccare il lettore, rappresentandogli tutta la negatività di una struttura sociale e solidarizzando apertamente con le protagoniste capaci, attraverso il loro fascino e la loro intelligenza, di affrancarsi dalla condizione di «oggetto da letto» per trasformarsi a volte in vere «padrone» dell'uomo una volta dominatore. Non giudica male la Abbott. Si limita a «leggere la storia» attraverso occhi non prevenuti, trascurando i giudizi dei contemporanei, che vedevano questo tipo di donne forse addirittura un gradino sotto le prostitute. Traccia storie. E allora si scoprono non poche donne capaci di fare, per l'amante amato, cose che le loro mogli non sarebbero mai state in grado. Dagli aiuti economici - quando potevano - fino alla condivisione di condizioni di vita a volte difficili, difficilissime al limite della fame. Come Marion Davies, ad esempio, attrice di non primissimo piano e tuttavia in grado di intervenire con cifre enormi per l'epoca, quando il suo uomo, l'editore Williams Randolph Hearst, cadde in rovina. Anche se lui non l'aveva mai voluta sposare ed era rimasto giuridicamente legato alla moglie Milly. O come, appunto, la compagna di Amedeo Modigliani, che ne condivise e sopportò ogni follia e ogni miseria, fino a togliersi la vita appena dopo essere uscita dalla stanza dove lui era spirato, stroncato da tubercolosi e polmonite. Jeanne se ne tornò a casa dei genitori, si affacciò ad una finestra del quinto piano ed andò a cercare, con un volo mortale, l'anima dell'uomo al

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