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In pazzia e lussuria la Stone non si batte

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VISTI i suoi 48 anni di età il regista scozzese Michael Caton-Jones di film non ne ha fatti poi molti: nove in tutto, più qualche felice regia televisiva. Ma quei pochi che ha girato se li è ben scelti e ancor meglio curati ottenendo risultati se non proprio stupefacenti, quanto meno interessanti. E questo soprattutto grazie al film storico «Rob Roy» (con Liam Neeson e Tim Roth, 1995) e al thriller «The Jackal» (Bruce Willis, Richard Gere e Sidney Poitier, del 1997). Insomma Caton-Jones è uno che se ha a che fare con grandi star non si impressiona più di tanto e non si affida solo alla loro presenza. Si preoccupa di avere un buon soggetto, una sceneggiatura valida, un montaggio che sappia catturare lo spettatore. E questa abitudine non l'ha certo abbandonata per «Basic instinct 2», sequel del cult dell'inizio degli anni '90. Del film si è già parlato molto. Ci sono la gran mole di pettegolezzi attorno alla diva Sharon, il «giallo aggiunto» sulla scelta del nuovo partner (Michael Douglas, ormai bollito, da onesto sessantaduenne non se la è proprio sentita di reinterpretare la parte del poliziotto schiavo del sesso). Un film che si venderebbe da solo, ma questo non ha influenzato il regista. Che non si è nemmeno intimidito di fronte al fatto che la prima regia era di Paul Verhoeven (uno dei migliori «mestieranti» di Hollywood). Insomma Michael Caton-Jones ha cercato di fare un buon film. E, contando tutti i limiti di un sequel dopo 14 anni, c'è riuscito. Ha messo personaggi ambigui e volubili un una Londra lucida e scura, ha studiato le inquadrature, ha chiesto molto ai suoi interpreti e ha creato un noir che sa tenere lo spettatore con gli occhi spalancati e il fiato sospeso. Qualche caduta di stile qua e là, ma gli amanti del thriller la perdoneranno volentieri. Volete vedere se la quarantottenne signora Stone è ancora in grado di sostenere la parte di demonia del vizio? È perché non dovrebbe riuscirci? Se si ha cervello a quest'età si sta molto meglio di una ventenne che si è lasciata andare. E di cervello la Stone ne ha da vendere. Attorno a lei si muovono coprotagonisti d'oro: prima di tutto Charlotte Rampling, che ha preso molto sul serio questo suo ruolo di secondo piano (e quando non lo fa?), poi David Thewlis, un caratterista che sa come dare credibilità alla figura del poliziotto corrotto. Il film riesce ad ipnotizzare lo spettatore, con i tempi giusti, una scelta di immagini, colori e scenografie veramente curata e soprattutto con il sorriso ambiguo di lei, la diva Sharon, che sa interpretare ad arte il ruolo della schizofrenica lussuriosa. E chi ne dubitava?

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