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Televenditori e giornalisti allo sbaraglio hanno fatto storia e suscitato sonore risate. Allora nacquero comici e reporter che oggi sono grandi

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A inseguirli gli agenti del commissariato di zona. I fuggitivi hanno solo pochi metri di vantaggio quando nel voltare l'angolo vedono un portone aperto. Il colpo di fortuna. Via, dentro. Anche il portiere li insegue. A quattro a quattro divorano le scale. Continuano a salire fino al terrazzo del fabbricato. Una spallata e la porta cade giù. Una frazione di secondo e la telecamera è già puntata su una Renault rossa e su quel corpo che sporge dal portabagagli. Il cadavere di Aldo Moro è stato ritrovato. E quelle di Franco Alfano, responsabile delle news di Gbr, e del suo cameraman sono le uniche immagini girate sullo storico avvenimento. Alfano è riuscito a beffare non solo i poliziotti ma anche il grande Paolo Frajese, inviato del Tg1. A placare l'ira di Nuccio Fava ci pensa lo stesso Alfano che cede gratis le immagini alla rete ammiraglia. E così nel telegiornale più visto compare per la prima volta il nome di un'emittente locale romana, l'unica in possesso delle immagini: Gbr. In verità la tv privata capitolina si era già distinta poco più di un anno prima in occasione dell'arresto di Vallanzasca. Quando i suoi giornalisti sbucarono dalla grata dentro la stanza della caserma dove era ammanettato il bandito, tutti sporchi di fuliggine, ma col microfono puntato. In un attimo avevano le pistole dei carabinieri puntate contro, come fossero pericolosi terroristi. E Vallanzasca rideva. Rideva. Anche gli italiani hanno riso molto davanti alle televisioni locali. Che nel bene o nel male hanno scritto pagine importanti nel costume e nella storia d'Italia dal 1976 a oggi. Da quando cioè la Corte Costituzionale sancì l'illegalità del monopolio della televisione di Stato. Da quel giorno in Italia a inseguire la Rai c'era il mucchio selvaggio e disperato delle emittenti private e locali. È la metà degli anni Settanta e un folto gruppo di spregiudicati imprenditori comincia a capire che quello della televisione è un business non da poco. Contropiedi, dribbling e colpi di tacco. I dilettanti si trasformano e diventano professionisti. E talvolta campioni. I loro nomi oggi appartengono alla storia, e non solo a quella passata. Nel mucchio un attaccante di razza come Silvio Berlusconi (sconosciuto imprenditore milanese che il giorno in cui dà vita a TeleMilanocavo sentenzia: «Chi oggi vende un bicchiere, domani con la televisione ne venderà cinque»), una centrocampista offensiva come Wanna Marchi, autentico guru della televendita che quando inciampa su Antonio Ricci, prende il tapiro e finisce sul rogo. Tra loro la signora Alma Manuela Tirone, capace di vendere tisane e guaine contenitive. Guido Angeli (indimenticabile il suo «provare per credere»). Nel mezzo una lunga serie di programmi di culto: il Pomofiore di Boldi e Teocoli, Qui studio a voi stadio in onda su Telelombardia, Cuore di calcio delle poi regine del tubo catodico Simona Ventura e Monica Leofreddi, Goal di Notte di Michele Plastino. È da Telemanila che viene fuori Piero Chiambretti, e a Telealtomilanese che passano Enza Sampò, Maurizio Seymandi, Iva Zanicchi e Diego Abatantuono. Per non parlare poi di altri volti diventati familiari per i telespettatori: da Lamberto Giorgi a Pato, da Nonno Ugo a Maurizia Paradiso. Si arrangia il mucchio selvaggio, tra faccioni, cafoni e strafalcioni (la moglie piena e la botte ubriaca), lotta e dove non può arriva in suo aiuto anche il mondo affascinante e perverso della magia. Sconosciuti in panchina, autentiche glorie come giocano qualche minuto in campo: da Lady Barbara a Mago Nicola, un esercito di cartomanti, veggenti e sensitivi. A questo punto non li ferma più nessuno. Insomma succede di tutto: politica, sesso, sport e purtroppo anche la morte. Quella in diretta del professor Scoglio. A raccontare le storie del Mucchio selvaggio un libro edito da Saggi Mondadori (costo 16 euro) e curato da Giancarlo Dotto, giornalista, scrittore e autore teatrale e Sandro Piccinini, oggi giornalista di Mediaset, cresciuto in diverse televisioni local

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