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Yawfik e Grossman, la letteratura unisce islamici e israeliani

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La letteratura si confronta: nel luogo deputato della fiction, dove le immagini delle parole, appunto, fanno più "sognare" che "vivere", quegli scrittori che la rappresentano, possono divenire comunque preziosi cronisti di un mondo oggi purtroppo diviso e minacciato dalla cinica legge del profitto. Tre autori a confronto si rivelano un felice e proficuo incontro, grazie al Grinzane-Cavour (giunto al suo venticinquesimo anniversario), Terra d'Otranto. Il prestigioso premio ha voluto questa volta sottolineare la sua ragion d'essere, espressa dallo stesso fondatore e presidente, Giuliano Soria: «Più che un premio, è un'istituzione che intercetta i problemi del sociale, con un occhio attento ai giovani. La terra d'Otranto, posta al centro del Mediterraneo, resta il simbolo del dialogo, attraverso cui passa il futuro del mondo». Il riconoscimento del Grinzane è andato a Monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, impegnato nell'Associazione "Uomini e Religioni" della Comunità di Sant'Egidio, e protagonista coraggioso del dialogo nelle tensioni tra diverse etnìe e religioni. «Nel Mediterraneo siamo vicini gli uni agli altri», così ha dichiarato, «siamo condannati a stare insieme, quindi o ci capiamo o ci ammazziamo; per questo è fondamentale il dialogo». L'altro riconoscimento è andato allo scrittore israeliano David Grossman, autore della pace e della tolleranza, nonché portavoce eccellente di una letteratura intesa come punto d'incontro tra culture e religioni differenti, spesso in lotta fra di loro. «La terra d'Otranto è il luogo», ha detto, «di dialogo tra Israele e Palestina, e la letteratura fa riguadagnare all'essere umano la sua individualità». Non poteva mancare una voce della cultura araba, Younis Tawfik, originario di Mosul (Ninive) in Iraq, romanziere di successo, nonché membro della consulta islamica in Italia, che scrive i suoi romanzi in Italiano come il prossimo la cui pubblicazione è prevista per il prossimo tre maggio (Il profugo, Bompiani). Questi ha espresso la necessità di un atteggiamento "umile" per la delicatissima questione in Iraq, dove le guerre civili, fin dagli anni Venti, rendono sempre più precario l'equilibrio delle parti in lotta. «C'è il rischio», ha concluso, «che un nuovo scontro possa causare una vera e propria "disgregazione"». Ribadendo l'importanza del dialogo, il drammaturgo Andreas Staikos ne ha puntualizzato la franchezza come strumento di efficacia e ha evidenziato il fatto che bisogna conoscere a fondo la persona o le persone con cui si dialoga. Ancora una volta il Grinzane-Cavour, nei suoi obiettivi itineranti di pace e tolleranza, ha colto nel segno.

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